Sciolti come neve al sole

È notizia di poche ore fa. Anzi, forse, non fa quasi più notizia.
Diciamolo chiaramente, la scelta del Consiglio dei ministri di sciogliere per mafia il Comune di Foggia era nell’aria. Lo era da quando l’ormai vecchia amministrazione comunale occupava le prime pagine dei quotidiani nazionali per essere finita dietro le sbarre.
La svolta, per Foggia e per i suoi cittadini, non arriverà ad ottobre. Le elezioni amministrative e la gestione ordinaria slitteranno al 2023 (se il commissariamento dai 18 mesi iniziali sarà prorogato a 24). Nel mentre la gestione del Capoluogo daunio, secondo la proposta avanzata dal ministro Lamorgese, sarà composta dal prefetto a riposo Marilisa Magno, dal viceprefetto Rachele Grandolfo e dal dirigente Sebastiano Giangrande.
Il 29 luglio la commissione di accesso agli atti del Viminale ha consegnato una durissima relazione al prefetto di Foggia, Carmine Esposito, rapporto che ha subito spinto il ministero a sciogliere il comune foggiano. Nella relazione lunga sei pagine si evidenzia come dal 2014 erano stati denunciati atti intimidatori nei confronti di alcuni consiglieri comunali, chiara dimostrazione di pressioni criminali sul Comune. “Dalle indagini conseguenti ai fatti corruttivi – si legge nella relazione – traspare un quadro inquietante della realtà amministrativa dell’Ente, che attesta uno sviamento del munus pubblico in favore degli interessi della criminalità organizzata”.
Il dato sconcertante degli ultimi anni, è il numero di comuni siti nel foggiano sciolti per mafia: Monte Sant’Angelo, Mattinata, Manfredonia, Cerignola e Foggia. Cinque amministrazioni comunali con i colletti bianchi macchiati. Un dato sconcertante.
A quanto emerso dalle indagini, al centro delle presunte pressioni e infiltrazioni mafiose nel Comune di Foggia, spuntano appalti legati al sistema di videosorveglianza, l’assenza di certificati antimafia per alcune imprese che gestivano servizi pubblici e l’assegnazione di case popolari ad individui affiliati ai clan.
Senza ombra di dubbio, la decisione del Cdm ha scritto la più brutta pagina della storia di Foggia. Una macchia indelebile che segnerà la parte innocente della città, le migliaia di cittadini che ogni giorno compiono i loro doveri, contribuendo alla crescita della città, una crescita puntualmente azzerata dai fatti di cronaca che sporcano l’identità di una comunità, incapace di trasformarsi in quella città ideale descritta da Giordano Bruno.
È un periodo triste e buio per la comunità foggiana, ma è anche un periodo di forte rinnovamento.
Nel momento più difficile, Foggia può gettare le basi per rinascere. Può farlo cambiando i suoi amministratori, cambiando il modo di vivere, cambiando il modo di essere foggiani. Dopo ogni fine c’è un nuovo inizio. La notte è sempre più buia prima dell’alba.
Nel caldo torrido di un’estate italiana, flagellata parzialmente dal Covid, finisce la storia politica della nostra città durata circa un trentennio, sciolta come neve al sole.

Foto di Potito Chiammarulo