Un abbraccio italiano: Tamberi e Jacobs sono d’oro!

Nulla sarà più come prima. Lo sport italiano ha riscritto la sua storia con due autori di livello assoluto: Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs. Figli di un Paese dipinto di azzurro e da ieri padri ispiratori delle generazioni che verranno con i loro due ori olimpici. Salto in alto e 100 metri piani. Dall’alba delle Olimpiadi moderne, le discipline per eccellenza dello sport a cinque cerchi. Ma quello che è accaduto allo stadio olimpico di Tokyo è qualcosa di diverso, consciamente andato oltre la definizione di unico. 

Una singolarità per diversi aspetti: dal traguardo ottenuto al tempo impiegato per raggiungerlo. Le due medaglie sono arrivate in discipline quasi sconosciute per gli azzurri. Il quasi è d’obbligo grazie ad un’altra leggenda dello sport italiano: Sara Simeoni. La saltista di Rivoli Veronese è stata l’unica a salire sul podio olimpico di questa disciplina: due argenti e un oro. La medaglia più preziosa è arrivata alle Olimpiadi di Mosca del 1980.

Un’edizione storica per il BelPaese, ma anche per la famiglia Tamberi. Già, proprio così. Perché a quei Giochi ha partecipato un atleta presente anche a Tokyo2020: Marco Tamberi. Padre e allenatore di Gimbo: da ieri campione olimpico con il suo 2.37m. Chissà cosa avrà pensato Marco nel 1980, guardando Simeoni con la medaglia al collo. Forse tutto, ma non quello che è successo. Suo figlio che riporta l’oro in Italia, dopo quarantuno lunghissimi anni. 

Una gioia immensa e condivisa dalla stessa campionessa italiana. «Il fatto che Tamberi — commenta all’ANSA — sia riuscito a riportare il salto in alto sul podio olimpico è una cosa che mi ha fatto veramente piacere. Proprio lui che si era perso le Olimpiadi di Rio. La gara è stata avvincente, mi sono emozionata: era da tanto che non mi capitava».

Del resto non poteva che essere così. L’emozione è stata il filo rosso che ha collegato i dieci minuti più assurdi della storia olimpica italiana. 21.43 – 21:53 (orario del Giappone). Dal momento un cui Tamberi ha esultato senza briglie a quello in cui Jacobs lo ha raggiunto di corsa dopo aver accelerato per 9’’80. Un’impresa anche questa fuori da ogni logica precostituita. E’ il primo finalista italiano in una gara sui 100 m e allo stesso tempo vincitore del metallo più ambito: l’oro.

Un’impresa riuscita solo ad un altro fulmine azzurro, “la freccia del Sud”: Pietro Mennea. Plurimedagliato ai Giochi con due bronzi e un’oro. Un traguardo quest’ultimo, raggiunto proprio nell’edizione del 1980 sui 200 metri piani. Lo stesso anno sfavillante di Sara Simeoni. Allora ecco che ineluttabili pensieri sul gioco del destino, incominciano ad affiorare. Quarantuno anni dopo, la storia si ripete per scrivere qualcosa di nuovo e ancora ben lontano dalla totale comprensione.

Ma alla fine l’immagine più bella è forse un’altra. Quella dell’abbraccio tra due ragazzi ormai uomini e che un giorno di tanti anni fa hanno deciso di diventare atleti. Un concentrato di colore azzurro intrappolato dall’intreccio di quattro forti braccia: quelle dello sport. Un’abbraccio italiano simbolo di un’estate fuori dall’ordinario.