Tokyo2020: Samele che peccato! Ma è un argento vivo d’orgoglio

Un viaggio mozzafiato ed un finale dolceamaro. Luigi Samele si è fermato soltanto davanti al più forte: Aron Szilagyi. Il campione ungherese di sciabola si è presentato a questa edizione dei Giochi con un biglietto da visita inequivocabile: due ori olimpici a Londra 2012 e Rio 2016. Numeri e colori che hanno facilmente pronosticato la sua presenza nella finale di Tokyo. Dall’altra parte un campione alla soglia dei 34 anni (domani il suo compleanno) con tanta voglia di dimostrare il suo talento e dimenticare la mancata qualificazione a Rio 2016. Un viaggio incredibile che ha tenuto col fiato sospeso tutta l’Italia e la sua Foggia.

Ma la superiorità del campione ungherese è stata netta: 15-7 il finale. Un risultato chiaro, ma che non ha cancellato la grande prova di qualità e coraggio del campione azzurro. Dopo un travolgente 7-1, Samele è riuscito a tornare in gara e portarsi sull’ 8-5. Poi la differenza tra i due atleti ha fatto il resto fino alla stoccata finale di Szilagyi. La speranza di ripetere l’impresa della semifinale è durata il tempo di qualche affondo. Nel momento decisivo dell’incontro con Kim, l’azzurro si è trovato sotto 6-12: talento e cuore lo hanno portato alla vittoria con ben nove stoccate consecutive. Ma questo non è bastato.

L’azzurro porta nel Bel Paese la prima medaglia della spedizione italiana. Un argento che inorgoglisce ancora una volta la florida scherma italiana, ma anche lo stesso Samele. Per lui infatti è la prima medaglia nel singolo ai Giochi, dopo il bronzo a squadre a Londra 2012. Un argento vivo d’orgoglio fermatosi soltanto davanti ad un monumento di questo sport. Il cui record (tre ori consecutivi) lo accumuna ad un altro volto della scherma italiana: Valentina Vezzali.