CSM – Governo, è scontro sulla Riforma della Giustizia

La Riforma della Giustizia voluta dalla Ministra Cartabia, bocciata dal Consiglio Superiore della Magistratura, viene blindata, poche ore dopo, dal governo Draghi.

Questo in estrema sintesi quanto è accaduto ieri nel corso di una giornata abbastanza convulsa che ha avuto al centro della discussione politica, oltre all’uso del Green pass, anche la Riforma della Giustizia.

Procediamo con ordine ripercorrendo quanto accaduto.

La VI Commissione del CSM presieduta da Fulvio Gigliotti (M5s), ha approvato a larga maggioranza, con 4 voti a favore e 2 astensioni, un parere nettamente contrario alla riforma proposta dalla Ministra. Secondo i magistrati, come riportato dall’Ansa, la riforma comporta “l’impossibilità di chiudere un gran numero di processi” e “non si coordina con alcuni principi dell’ordinamento come l’obbligatorietà dell’azione penale e la ragionevole durata del processo“. 

In buona sostanza i magistrati affermano che la riforma, lederebbe i principi della Costituzione, dove parla di improcedibilità per alcuni processi, e tenendo conto che l’attuale Ministro è stato anche la prima donna presidente della Corte Costituzionale, si comprende facilmente la gravità delle affermazioni del CSM.

Le critiche maggiori riguardano il termine di due anni entro il quale va celebrato il processo di appello, oltre il quale scatta la tagliola della improcedibilità. Gigliotti, nelle sue dichiarazioni rilasciate all’Ansa ha ribadito che il termine temporale previsto nella riforma “… non è sostenibile in termini fattuali in una serie di realtà territoriali, dove il dato medio è ben superiore ai due anni, ed arriva sino a 4-5 anni“. 

Il parere espresso dalla Commissione dovrà poi essere discusso dal Plenum del CSM forse già la prossima settimana ma rappresenta comunque un autentico schiaffo per Marta Cartabia, già in difficoltà dopo le tante critiche che nei giorni scorsi erano giunte alla sua riforma della Giustizia (vedi qui l’articolo che avevamo dedicato alle osservazioni fatte da Nicola Gratteri).

Poche ore dopo il pronunciamento del CSM è arrivata la risposta del Governo Draghi che fa quadrato sulla riforma voluta dal Guardasigilli. Il Premier Draghi, durante la conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva, ha ricordato che “…ho chiesto l’autorizzazione a porre la fiducia. C’è stato un testo approvato all’unanimità in Consiglio dei ministri e questo è un punto di partenza, siamo aperti a miglioramenti di carattere tecnico, si tratterà di tornare in Consiglio dei Ministri” ha aggiunto Draghi precisando che “il ministro Cartabia è molto disponibile“.

La richiesta di autorizzazione di fiducia è dovuta al fatto di voler porre un punto fermo – ha sottolineato il Premier -. C’è tutta la buona volontà ad accogliere emendamenti che siano di carattere tecnico e non stravolgano l’impianto della riforma e siano condivisi. Non mi riferirei solo agli emendamenti di una parte, perché ci sono anche altre parti”.

La stessa Ministra Cartabia, presente alla conferenza stampa, ha sottolineato che “sarà cercato un punto di mediazione”. La riforma della giustizia, ha continuato il Guardasigilli, è “difficile ma ineludibile, il problema della durata dei processi è grave in Italia

La riforma del processo penale approderà in Aula alla Camera il prossimo 30 luglio e non è facile prevedere a cosa porterà la mossa voluta da Draghi. C’è chi prefigura uno scenario di rottura con il M5s o una sua parte, mentre altri ritengono che si troverà un accordo in Aula con “interventi di aggiustamento” sul tema dei tempi del processo.

Il Governo Draghi si trova costretto ad approvare in tempi rapidi la Riforma della Giustizia per ottemperare ad una esplicita richiesta dell’Europa. Questa riforma è uno dei paletti posti dall’UE per l’erogazione dei finanziamenti al PNRR italiano, che potrebbero sfumare in caso di una sua mancata approvazione.