Immagini apocalittiche ed un incubo che si rivive nei luoghi dominati dalla bianca e rigogliosa Montagna del Sole, colpita ancora una volta al cuore.
L’incendio di martedì che si è propagato tra Vico ed Ischitella non ha solo devastato, offeso e violentato l’incanto di quella roccia che abbraccia il mare, la sua vegetazione e la fauna selvatica che la abita, ha soprattutto messo in ginocchio un intero territorio, le aziende turistico ricettive e tutte le attività agricole e produttive che proprio in queste settimane stanno provando a ripartire dopo il lungo fermo imposto dalla pandemia.
Una notte d’inferno in cui le fiamme hanno devastato interi ettari di macchia garganica, mettendo a rischio la vita degli abitanti di Vico del Gargano ed Ischitella, costretti ad evacuare dalle proprie abitazioni fino all’alba di ieri per scongiurare il peggio. Il colossale incendio è durato ben 24 ore, lambendo i piccoli centri garganici e le abitazioni prospicenti il bosco. I Vigili del Fuoco, la Protezione Civile ed i mezzi Canadair hanno domato con fatica le fiamme alimentate dal forte vento; i mezzi di soccorso sono stati costretti a muoversi con grosse difficoltà tra le strette ed impraticabili strade di quell’area che non prevede il passaggio degli automezzi di soccorso. In fiamme ben cinquecento ettari di macchia e boschi, danni anche a due attività. Dieci abitazioni evacuate, dall’incendio sono stati minacciati tutti i residenti della zona e con essi i centri limitrofi di Lido del Sole, San Menaio e Foce Varano. Dal bilancio fatto non si sono registrati feriti ma grossi danni a diverse attività produttive e a depositi privati, tra cui due frantoi ed una farmacia agricola. Il rogo non ha intaccato le strutture ma ha comunque distrutto tutto il materiale presente all’interno dei magazzini.
Delle ultime ore anche il comunicato del Sindaco di Vico del Gargano, Michele Sementino, che ha seguito l’evolversi della situazione nei luoghi dell’incendio ed ha ringraziato per gli sforzi e l’impegno collettivo speso, “Vico mi ha fatto sentire orgoglioso di appartenere a questo territorio, così come il comportamento dei miei concittadini che hanno lottato non solo per mettere al sicuro le loro case e i loro cari ma per tutta la Comunità”. Da lui anche un richiamo forte alla coscienza civile: “Non è ancora certa l’origine dell’incendio, se fosse dolosa, mi auguro che col contributo di tutti si possano individuare i colpevoli di questo scempio e la magistratura possa fare giustizia. Chi appicca un incendio è un criminale della peggior specie, un potenziale stragista senza scrupoli, un essere umano che ha perso dignità e umanità. In ogni caso, è stato inferto un colpo durissimo al nostro territorio”.
A seguire le operazioni di soccorso, che si sono concluse solo nella tarda mattinata di ieri, c’erano anche diversi uomini dell’ARIF che si sono spesi fino all’ultimo con coraggio e abnegazione, mettendo a repentaglio le loro stesse vite; insieme a loro e agli altri operatori di soccorso intervenuti nei luoghi dell’incendio anche alcuni volontari.
Abbiamo intervistato uno di loro che racconta alla nostra testata le ore di paura e sgomento vissute e la rabbia di chi ha perso tutto in quell’incendio che ha divorato anni di lavoro e sacrificio. Il volontario che era impegnato nelle operazioni di spegnimento dell’incendio ci riferisce la disperazione di uno dei titolari del frantoio a cui le fiamme hanno distrutto i macchinari di lavorazione dell’olio. “Tutto è stato mandato in fumo”, dice, “il danno provocato è incalcolabile, specie perché queste attività dovranno ripartire da zero e a pagarne le spese saranno soprattutto i dipendenti di quelle aziende e con loro intere famiglie”.
Durante le ore disperate in cui l’incendio si è propagato, in molti hanno rischiato la vita per mettere in sicurezza l’area, un dispiego di uomini e risorse notevoli per evitare il peggio, interventi avvenuti con grosse difficoltà per raggiungere i luoghi colpiti dall’incendio.
“Da queste parti non si fanno più le strade nel rispetto delle norme antincendio”, denuncia il volontario che ha assistito al drammatico evento incendiario, “questo è un grosso problema, prima i cantieri si facevano tenendo conto delle problematiche legate al rischio incendi, questo rendeva accessibili le strade ai mezzi di soccorso ed era più facile domare le fiamme.”
Dopo l’incendio si farà la conta dei danni ma “i danni”, aggiunge, “faranno più paura del fuoco.
Mi auguro che si faccia chiarezza sulla vicenda e se malauguratamente ci dovesse essere una longa manus dietro tutto questo, spero si trovi il colpevole perché il nostro Gargano, come tutta l’area del Promontorio, con la Foresta Umbra, riconosciuta peraltro quale sito Unesco dal 2017, non può subire ancora una volta l’infamia e l’ignoranza di qualche criminale in cerca di un po’ d’erba fresca per il pascolo… Vi è gente che non ha alcun rispetto di nulla e che è incurante dei danni finali che può provocare”, chiude, “chi ha subìto i danni potrà ripartire, anche se con fatica, ma l’infamia resterà infamia”.
Una situazione da cui emerge un quadro allarmante e drammatico che mette in luce, insieme alla immagine spettrale dei luoghi interessati dall’incendio, oggi ricoperti da cenere e tronchi d’albero bruciati, anche i contorni di uno scenario preoccupante ed un sistema, quello garganico, che presenta serie criticità e che, ove mai fosse accertata una responsabilità dolosa, rivelerebbe una condizione di abbrutimento e bestialità raccapricciante in cui ancora versa una buona parte del genere umano, incapace di convivere con se stesso e con gli altri nell’ambiente che lo ospita.