Archiviata la trionfale conquista della Coppa d’Europa, l’interesse degli appassionati si è spostato subito sul calciomercato. Negli anni ’50 le trattative si svolgevano all’hotel Gallia di Milano. Nel prestigioso albergo di Piazza Duca D’Aosta si svolsero per quasi 20 anni gli incontri e le trattative per il trasferimento dei calciatori delle sessioni estive ed invernali. Uscendo dalla Stazione Centrale, il Gallia si notava per la sua imponenza quasi più dello stesso grattacielo Pirelli.
Nelle ampie e luminose sale dell’albergo meneghino, piene di stucchi, specchi e tappeti pregiati, nel caldissimo luglio milanese si davano appuntamento imprenditori, mediatori, dirigenti sportivi, allenatori e calciatori, tutti colpiti dalla febbre per il pallone. Uno degli ideatori di quella fiera dei sogni fu il presidente della Spal, Paolo Mazza, straordinario talent scout ed abilissimo operatore di mercato. Trasformò l’hotel milanese da salotto buono della città, frequentato prevalentemente da industriali ed uomini d’affari, a sede del mercato di compravendita dei calciatori. Il vero inventore del calciomercato milanese fu però un eccentrico e ricco nobile siciliano, presidente del Palermo, il principe Raimondo Lanza di Travia, famoso per ricevere i suoi ospiti al Gallia immerso nella sua vasca da bagno od in costume adamitico. Comprava e vendeva calciatori e conduceva trattative con un bricco di caffè ed una coppa di champagne sempre in mano, con il sogno di regalare al Palermo una squadra da scudetto. I maggiori operatori di mercato dell’epoca, oltre a Mazza, erano grandi personaggi come Gipo Viani, Renato Dall’Ara, Italo Allodi, Giampiero Boniperti, Angelo Moratti ed Orfeo Pianelli. Nella hall dell’albergo i presidenti di piccole società gareggiavano per farsi notare, elargendo ricche mance alle centraliniste che li chiamavano con l’altoparlante per rispondere a telefonate fantasma nelle pochissime cabine telefoniche interne. C’erano poi bizzarre figure di secondo piano che davano vita ad un teatrino niente male: vecchi marpioni di mercato, smaliziati faccendieri, sedicenti esperti, osservatori in disgrazia, truffatori incalliti ed attricette in cerca di fortuna.
Davanti all’albergo c’erano migliaia di persone: telecamere tv, fotografi, giornalisti, gruppi di tifosi, curiosi, e sfaccendati nottambuli che bivaccavano nella zona. Tutti alla ricerca di notizie ed anticipazioni sui movimenti di mercato. Erano i favolosi anni ’60 dei grandi colpi di mercato che facevano sognare tifosi ed appassionati di calcio. Basti citare i famosi trasferimenti di Sormani dal Mantova alla Roma per 500 milioni, quello di Gigi Meroni dal Como al Torino per 525 milioni e quello di Sivori dalla Juve al Napoli per far rivivere il clima di euforia ed entusiasmo che regnava all’epoca.
Nei saloni del Gallia si trovava a suo agio il vulcanico Oronzo Pugliese, allora tecnico del Foggia dei miracoli. Arrivava spesso con il cognato, Egizio Rubino, allenatore del Potenza nonché suo cognato. Il presidente del Foggia era Domenico Rosa Rosa e con Pugliese costituiva una coppia che non passava inosservata. L’allenatore, sempre molto elegante, sorrideva e salutava con gesti e benedizioni papali. Rosa Rosa, imponente dall’alto del suo metro e novanta, con la simpatica cadenza partenopea, stringeva alleanze e siglava accordi con grande abilità.
Don Oronzo era una sorta di mattatore: vivace, simpatico, con la battuta pronta, sempre al centro dell’attenzione. Quando al Gallia arrivava lui, l’atmosfera diventava all’improvviso pirotecnica e frizzante. Inconfondibile nel suo doppiopetto di lino bianco, confezionato su misura dalla ditta Fasano di Foggia, da gran marpione sfruttava la sua vasta rete di conoscenze. Fra i pezzi pregiati del Foggia a quei tempi c’era il richiestissimo centravanti Vittorio Cosimo Nocera, autore di valanghe di gol. Il “Mago di Turi” si faceva largo tra i capannelli degli operatori di mercato gridando : ” A chi interessa un centravanti che l’anno scorso ha fatto 24 gol? Io ce l’ho. Si Chiama Nocera. Signori miei, se tirate fuori 200 milioni, uno sull’altro è vostro!”. Pugliese era molto ricercato dai giornalisti cui dispensava aneddoti e coloriti retroscena sul mondo del calcio. Don Oronzo era anche famoso per la sua parsimonia. Se ne accorse anche Italo Cucci, agli inizi della sua carriera di giornalista, che lo incontrò al Gallia. Stranamente fu Pugliese ad invitare il cronista bolognese a prendere un caffè. Non al costoso bar del Gallia, inondato da una preziosa aria condizionata, ma fuori dell’hotel, in una viuzza vicino la Stazione. Si infilò in un baretto caldo come un forno: “Qui lo fanno molto buono… Cameriere, un caffé”.
“E lei niente?” disse Cucci.
“No, no, il caffé mi fa male… cameriere, per me un bicchiere d’acqua… del rubinetto, mi raccomando”.
Il gran teatrino del Gallia continuò fino ad aprile del 1969, quando la direzione dell’albergo decise di mettere un punto fermo alla situazione di gran confusione che si creava nei mesi di luglio e novembre. Si iniziò eliminando i lussuosi tappeti ormai danneggiati dai tanti mozziconi di sigarette e si arrivò ad utilizzare discutibili espedienti come quello di spegnere l’aria condizionata nella bollente estate milanese. Il tutto per provare a ridurre l’ingestibile flusso di persone. Si decise infine di consentire l’accesso solo a chi vi soggiornava. In pratica, uno sfratto in piena regola. Il calciomercato si spostò quindi nel vicino hotel Hilton che mise a disposizione degli operatori moderne cabine telefoniche e salette attrezzate per i giornalisti. Il calciomercato da allora girovagò da un hotel all’altro di Milano, ma secondo molti nulla potrà sostituire l’atmosfera elegante e romantica del Gallia!
Sempre impeccabili e coinvolgenti gli “amarcord” di Giovanni Cataleta , che prende per mano il lettore e con maestria lo conduce in un tempo nel quale il Calcio era ancora il massimo romanzo popolare .
Matteo Pugliese