L’arbitro Rosario Lobello e l’invasore pentito

Un  episodio davvero singolare quello avvenuto nello stadio foggiano  il 22 maggio 1983,  durante la partita   contro il Varese del campionato di serie B 1982/83. Era il Foggia del presidente Antonio Fesce, allenato da Leonardi, cui subentrò alla penultima giornata d’andata Giorgis. L’obiettivo iniziale della società, in continuo affanno finanziario, era quello di raggiungere  una tranquilla permanenza. La squadra era composta da elementi di esperienza come Desolati, Bordon, Valente, Roccotelli e Petruzzelli, alcuni dei quali però al capolinea della carriera. Il campo dimostrò però chiaramente l’inadeguatezza dell’organico e soprattutto la sterilità dell’attacco. A quattro partite dal termine della stagione i Satanelli erano in piena zona retrocessione.

La sfida interna con il Varese, pertanto, era importantissima, contro un avversario in una tranquilla posizione di metà classifica.  Una vittoria contro i lombardi avrebbe dato una boccata di ossigeno alla classifica, consentendo ai Satanelli di lottare fino in fondo per evitare la retrocessione, ma la squadra di Giorgis mancò il grande appuntamento.

In campo si era visto un Foggia nervoso e sprecone. Pur attaccando per tutta la ripresa, gli uomini  di Giorgis non riuscirono a trovare un varco nella difesa lombarda. L’incontro si avviava al termine sullo 0-0. A quattro minuti dalla fine i rossoneri segnarono con Roccotelli, ma l’arbitro Rosario Lobello annullò su segnalazione del guardalinee tra le  vivaci contestazioni del pubblico. Dalla curva di viale Ofanto furono lanciati in campo vari oggetti ed una bottiglietta colpì il portiere varesino Zunico. Due minuti dopo, arrivò invece la beffa. Con un veloce contropiede sul filo del fuorigioco, l’attaccante varesino Maiellaro, tra l’altro foggiano di Candela, portò in vantaggio i lombardi, infilando in uscita il portiere rossonero Laveneziana. Grandi proteste foggiane per la posizione dubbia del giocatore biancorosso. Il pubblico rumoreggiava pericolosamente e dopo poco successe il finimondo con  un grave fatto, da ricordare nei particolari: l’invasione di campo da parte di uno spettatore che aggredì l’arbitro siciliano e lo colpì alle spalle.

L’episodio è raccontato dallo stesso arbitro di Siracusa, figlio di Concetto il principe dei fischietti italiani: “Ricordo bene quella partita perché eravamo al termine della stagione in cui fui promosso arbitro internazionale. Il gol annullato al Foggia era in netto fuorigioco, segnalato dal guardalinee Gervasi.  Il Varese di Eugenio Fascetti, adottava, tra le prime squadre in Italia, la tattica del fuorigioco. Situazioni del genere, nuove per il calcio italiano, generarono più volte dubbi e proteste. Ad un minuto dalla fine della gara arrivò il gol varesino, per me perfettamente regolare. I calciatori del Foggia si lamentarono molto, ritenendo Maiellaro partito in posizione di fuorigioco. Il guardalinee sotto la tribuna, Nicolosi, però non segnalò alcuna irregolarità. Non ebbi alcun dubbio perché si trattava di un assistente molto esperto, che tra l’altro aveva collaborato anche con mio padre per oltre sei anni. Alle proteste dei giocatori foggiani si aggiunse la minacciosa contestazione del pubblico. Tra la sorpresa generale, uno spettatore invase il campo, arrivò nel cerchio di centrocampo alle mie spalle e mi strattonò facendomi perdere l’equilibrio.  Caddi a terra,  per fortuna senza conseguenze fisiche”.

Lo sconsiderato invasore partì dal centro della gradinata inferiore, oggi tribuna est, dirigendosi velocemente verso l’arbitro. Il capitano dei Satanelli, Valente, lo vide arrivare all’ultimo momento e riuscì parzialmente a proteggere l’arbitro, ma non riuscì a bloccare l’uomo, che dopo aver spintonato Lobello ritornò, rapidissimo e  indisturbato, sugli spalti, dileguandosi poi tra il pubblico. L’arbitro considerò regolarmente conclusa la partita e riferì tutto nel suo rapporto. Oltre all’aggressione, ci furono varie intemperanze del pubblico con lanci di oggetti in campo.  La tensione si trasferì poi all’esterno dello stadio, con atti di teppismo. Le forze dell’ordine furono costrette ad usare i lacrimogeni. Il tutto costò alla società tre giornate di squalifica. Nelle restanti partite il Foggia perse le due  trasferte(2-1 a Catania e 3-0 a San Benedetto del Tronto) non riuscendo ad andare oltre lo 0-0 nella partita contro la Pistoiese, sul campo neutro di Avellino. La squadra rossonera terminò così la stagione all’ultimo posto, alla pari con il Bari a 30 punti, con soli 24 gol fatti. Insieme alle due squadre pugliesi retrocedettero Reggiana e Bologna. 

Fin qui i fatti di Foggia-Varese, che molti tifosi foggiani ricorderanno. Pochi sanno però che, diversi anni dopo, ci fu un’inaspettata appendice all’episodio dell’invasione. Avvenne durante una delle tante trasmissioni televisive locali dedicate al Foggia. In una rubrica aperta alle telefonate dei tifosi, un telespettatore, dopo aver fatto una domanda agli ospiti in studio, confessò, con imbarazzo, di essere l’invasore solitario di quel Foggia-Varese del maggio 83. Disse di essersi pentito del gesto e che fu la rabbia per le decisioni dell’arbitro che gli fecero perdere le staffe. Ammise che con quel suo gesto  aveva arrecato un danno alla società, ai tifosi foggiani e dipinto una brutta immagine della città.

Telefonai a Rosario Lobello e gli riferii del clamoroso pentimento dell’invasore. Con sorpresa e meraviglia, la notizia del pentimento in diretta tv, a distanza di tanti anni dall’episodio. “Anche se dopo molto tempo – commenta – fa piacere sapere del ravvedimento dell’invasore dello Zaccheria”. Fu una parziale riabilitazione dello pseudo tifoso foggiano, rimasto tuttora anonimo e probabilmente impunito.