Foggia: Zeman è la tua vera forza… di seduzione

Dove eravamo rimasti? A questa domanda la storia rossonera risponderebbe con una data ben precisa: stagione 2010-2011. L’ultimo capitolo, fino a qualche giorno fa, della storia d’amore tra Zdenek Zeman e il Foggia. Un rapporto infinito e interrotto solo dai contratti: l’entusiasmo evidenziato in questi primi giorni è un chiaro esempio. Ma quello che sta per incominciare è un capitolo diverso da tutti gli altri. Forse un ritorno alle origini, ma allo stesso tempo influenzato dalle vicissitudini di una nuova realtà. 

Il Foggia è in procinto di affrontare la prima vera sfida di questo campionato: un’attenta quanto delicata ricostruzione. Cosa accadrà è quasi impossibile da prevedere. Però tra i logici punti interrogativi di un cantiere appena aperto, l’unica certezza potrebbe risiedere proprio nell’acquisto principale dei rossoneri: l’allenatore. L’arrivo di Zeman rappresenta un sogno per i tifosi, ma anche una concreta possibilità per la ripartenza del Foggia.

Il valore del tecnico è indiscusso, ma non si ferma di certo ai confini dei dettami tattici. La sua vera forza è un’altra. Una capacità di seduzione emotiva e sportiva affinata negli anni, ma sicuramente ben incastonata tra le sue insenature caratteriali. L’uomo ancor prima del giocatore, l’umiltà al servizio della vita e dei compagni di squadra. Il tecnico di Praga è sempre riuscito a pizzicare le corde giuste dei suoi atleti. 

Il ché gli ha permesso di avere quasi sempre giovani di prospettiva e con la giusta voglia di arrivare. Una prerogativa assoluta anche per lo Zeman di oggi. “Spero che la società mi metta a disposizione — afferma l’allenatore in conferenza stampa — una squadra all’altezza. Questo non vuol dire composta da nomi, ma da gente che voglia fare, migliorare e con la fame di arrivare.”

Una caratteristica più importante del talento stesso (in tutte le sue forme), ma dal quale non si può prescindere. In tal senso, ritornando alla stagione 2010 -11, il primo nome che balza subito all’attenzione è uno soltanto: Lorenzo Insigne. Fulcro della Nazionale di Roberto Mancini in questi Europei2020, ma non solo. Dalla Serie A col Pescara di Zeman alle gesta di Napoli. Un’ascesa quasi annunciata, ma che oggi ha assunto i contorni paradossali di una “normalità” quasi scontata. Un’inevitabile logica di pensiero che attanaglia giocatori di tale livello. 

Ma la sua storia è incominciata proprio a Foggia in quella stagione zemaniana: 40 presenze e 26 gol (miglior marcatore stagionale). Numeri che hanno lasciato poco spazio all’improvvisazione e confermato la centralità del boemo nella sua carriera. Una presenza determinante sia per lui che per altri giocatori. Da Marco Sau e Diego Farias (colonne del Cagliari in Serie A) a Vasco Regini e Michele Rigione: difensori di Sampdoria e Chievo.

Ma i nomi potrebbero continuare con Simone Romagnoli (quattro volte vincitore del campionato di Serie B), Karim Laribi, Moussa Koné e Bartosz Salamon. Tutti giocatori che hanno assaporato “il calcio che conta” (tra Serie A e Serie B) dopo aver incontrato il tecnico rossonero. 

Oggi la speranza è che questa realtà, ancor prima dei numeri, possa ripetersi. Zeman avrà sicuramente un certo peso specifico, nei pensieri di chi sarà corteggiato dalla società. Una variabile da non sottovalutare. Il ché potrebbe creare situazioni interessanti in virtù di una stagione ostica ed intensa. Giocatori conosciuti o meno poco importa. Del resto questa forza attrattiva è figlia di una storia lontana e vicina. Da quella Serie A 1992-1993 piena di “sconosciuti” come Andrea Seno a quel 2010-2011 ricco di speranze…e talento. Già proprio lui. Quello che non è mai mancato alle squadre del tecnico di Praga. Una costante sostenuta da numeri e ambizioni di un passato che vuole tornare ad un dolce presente.