Moschioni, parate e schiaffoni

A quei tempi Eric Cantona, attaccante francese del Manchester United, aveva solo un anno e mezzo. Quasi trent’anni dopo, a Londra, durante l’incontro tra il Crystal Palace ed i Red Devils, mise k.o. con una mossa di kung fu ed un pugno uno spettatore che lo aveva insultato.

Il fattaccio avvenne ai bordi del campo, vicino ai cartelloni pubblicitari, mentre Cantona usciva dal campo, dopo essere stato espulso.  Per quel suo gesto folle si beccò otto mesi di squalifica ed una multa di 20 mila sterline. La vicenda finì anche in tribunale ed il calciatore, imputato per aggressione, fu  condannato a due settimane di carcere, poi convertite in attività di servizio civile.

           La storia  che state per leggere,  invece, molto simile a quella avvenuta a Londra, non costò neanche un giorno di penitenza al suo protagonista, Giuseppe Moschioni, portiere del Foggia degli anni ’60.

Quando difendeva la porta del Foggia, volava da un palo all’altro senza mai usare i guanti. Quel giorno, però, dalle mani nude di Beppe Moschioni volarono un paio di schiaffoni. Destinatario fu uno spettatore che lo aveva offeso e punzecchiato per tutto il secondo tempo, facendogli saltare i nervi.

L’insolito episodio accadde allo stadio Zaccheria di Foggia il 29 ottobre 1967, al termine dell’incontro di serie B tra i Satanelli ed il Padova, vinto dai veneti per 1-0. Per il Foggia una partita da dimenticare, con il Padova che passò in vantaggio dopo 5 minuti. Il centravanti Morelli sfruttò un malinteso tra  Pirazzini e Moschioni e, di testa, beffò il portiere foggiano. I rossoneri di Cina Bonizzoni reagirono attaccando però in modo nervoso e nonostante 17 calci d’angolo non riuscirono a pareggiare.

A fine gara, pioggia di fischi per i rossoneri, alla seconda sconfitta casalinga in 7 giorni, dopo lo scivolone della domenica precedente,  sempre per 1-0, contro il Monza.  La contestazione colpì soprattutto Moschioni, secondo alcuni indeciso nell’azione del gol subito.

Uno spettatore in particolare sembrava avercela con lui, continuando a beccarlo. 

Beppe, dopo aver subito per quasi un’ora insulti e provocazioni, decise di farsi giustizia da solo, rendendosi protagonista, in negativo, di un clamoroso episodio avvenuto sotto l’attuale curva sud, allora chiamata Aviazione.

”Aspettai che la terna arbitrale – racconta Moschioni – scendesse dalla scaletta per tornare negli spogliatoi e con un balzo scavalcai la rete di recinzione della curva. Raggiunsi quello spettatore che aveva coperto di insulti me e la squadra e gli diedi un paio di schiaffi. Lui tentò di reagire, ma fu bloccato da altri tifosi e dai Carabinieri che erano presenti a pochi metri”. Una volta calmati gli animi, Moschioni saltò nuovamente la retina e ritornò negli spogliatoi dove Matteo Rinaldi, il roccioso centromediano foggiano quel giorno in tribuna, gli disse: ”Beppe, lo sai chi hai preso a schiaffi?  E’ un bullo, un tipo niente affatto raccomandabile…”.

L’episodio fu riportato dalle cronache dell’epoca, ma non ebbe conseguenze disciplinari per il portiere perché l’arbitro,  già nello spogliatoio, non vide la scena. 

“Se fosse accaduto oggi – commenta Moschioni – con tante telecamere e smartphone negli stadi, certamente non  l’avrei passata liscia!”.

Qualche mese dopo l’ex n. 1 foggiano, in una sala da barba della città incontrò casualmente quel tifoso che, riconosciutolo, lo avvicinò e con atteggiamento quasi di sfida gli disse: ”Moschioni, noi ci conosciamo, vero?”. 

Il portiere, dopo un iniziale momento di imbarazzo, ricordò lo spiacevole fatto, ma  assicurò che l’episodio era ormai nel dimenticatoio. I due ammisero le rispettive colpe e si strinsero la mano, diventando poi  anche buoni amici.  

 Moschioni indossò la maglia numero 1 del Foggia per sei stagioni, disputando tre campionati in serie A ed altrettanti in B. Fu il portiere della prima promozione in serie A del 1964 ed è stato uno dei migliori portieri della storia del Foggia, insieme a Biondani, Memo, Trentini e Mancini. Beppe, friulano di Cividale, vive a due passi da Brescia e parla volentieri dei suoi anni foggiani.

“È stato il miglior periodo della mia vita da calciatore. Mi vengono in mente i grandi festeggiamenti per la promozione in serie A ed il travolgente entusiasmo dei tifosi rossoneri. Abbiamo avuto belle soddisfazioni con la squadra guidata da Pugliese, specie per l’impresa del 31 gennaio 1965, contro la grande Inter, e la vittoria contro la Juventus per 1-0”.

Moschioni ricorda un particolare curioso nel periodo in Puglia: “Ero abituato al clima freddo del Friuli e di  Brescia e nella mia permanenza a Foggia non ho mai indossato il cappotto. Non ne avevo proprio bisogno!”.

Oltre alla lite con il tifoso, Moschioni fu protagonista di due episodi saliti alla ribalta nazionale, sempre con la maglia del Foggia. Il primo, avvenuto  il 5 settembre 1965, al Comunale di Torino in Juventus – Foggia,  quando si infortunò e fu sostituito da  Fabio Ballarini che da oltre mezzo secolo occupa un posto nella storia del  calcio italiano, come primo numero 12 ad entrare in campo al posto del portiere infortunato.

 Un anno e mezzo più tardi, il 29 gennaio 1967 a Milano, durante Inter-Foggia, Moschioni fu sostituito ancora da Ballarini. Dopo il primo dei tre gol nerazzurri di Cappellini, mentre i suoi compagni protestavano per un presunto fallo di Mazzola, il portiere foggiano fu colpito da una bottiglietta alla nuca. L’arbitro Monti, lontano dall’azione, intervenne per accertare l’accaduto e soprattutto per cercare il corpo del reato.

“La bottiglietta d’acqua semipiena – ricorda Beppe – fu fatta sparire da un fotografo. Il Foggia presentò riserva scritta ma senza esito”.

La potente stampa milanese definì quell’episodio un giallo, con qualcuno che arrivò ad ipotizzare addirittura una simulazione di Moschioni. Ma questa è un’altra storia…