Lo scorso 17 giugno il Vaticano ha inviato una nota verbale all’Ambasciata italiana presso la Santa Sede, esprimendo preoccupazione per il Ddl Zan, attualmente all’esame della Commissione Giustizia del Senato. Argomento che ha subito avviato un animato dibattito tra le forze politiche e acceso gli animi sul web.
Cerchiamo di ripercorrere quanto avvenuto e di delineare le diverse posizioni in campo.
La nota del Vaticano e le preoccupazioni del mondo cattolico
Secondo la Santa Sede la legge contro l’omotransfobia violerebbe il Concordato firmato a Villa Madama nel 1984 tra la Repubblica italiana e la Santa Sede per aggiornare i Patti Lateranensi del 1929: “Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato“, si legge nel documento, diffuso dal Vaticano.
Il cardinale Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha manifestato “… la preoccupazione della Santa Sede e di ciascuno di noi per il Ddl Zan“.
Da cosa nasce questa preoccupazione e quali sono i passaggi ritenuti lesivi per la “libertà di pensiero” dei cattolici?
Il Vaticano evidenzia più di una criticità, rivendicando “la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” dei cattolici, oltre che “la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale” della Chiesa. In altre parole la paura è che su temi particolari, come ad esempio il concetto di identità di genere o il riconoscimento dei pari diritti per le coppie formate da persone dello stesso sesso in merito a matrimonio o adozioni, possa verificarsi una sorta di censura di alcune opinioni, che potrebbero essere bloccate perché “discriminatorie“.
Per il Vaticano inoltre, uno degli aspetti maggiormente divisivi sembrerebbe essere l’istituzione della “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la trans fobia” fissata nel decreto per il 17 maggio.
La celebrazione di questa ricorrenza coinvolgerebbe “le scuole, nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa” e quindi anche le scuole private e, a detta del Vaticano, sarebbe messa in discussione la libertà di organizzazione della Chiesa sancita dalla revisione del Concordato, che dovrebbe tutelare “le garanzie in ordine alla missione salvifica, educativa e evangelica della Chiesa cattolica“.
La risposta del Governo Italiano
Chiara e netta è stata la risposta del presidente del Consiglio Mario Draghi che nel suo discorso al Senato del 24 giugno ha ricordato che “l’Italia è uno Stato laico, non confessionale, e le leggi rispettano sempre Costituzione e Trattati. Il Parlamento è sempre libero di discutere e non solo”. Utilizzando poi toni più conciliatori nei confronti del Vaticano, il Presidente Draghi ha ricordato che “Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per rispettare gli impegni internazionali tra cui il Concordato. Ci sono controlli preventivi nelle commissioni parlamentari e successivi nella Corte costituzionale. La laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, ma tutela del pluralismo e delle diversità culturali“. Il Presidente ha poi ricordato che “l’Italia ha sottoscritto con 16 Paesi europei un documento in cui si esprime preoccupazione sulle leggi in Ungheria che discriminano in base all’orientamento sessuale“, evidenziando come il dibattito sulla legislazione a favore dei diritti civili, sia all’ordine del giorno dell’agenda europea.
Draghi ha concluso il suo intervento sottolineando le prerogative di assoluta autonomia del Parlamento, “queste sono le dichiarazioni che oggi mi sento di fare senza entrare nel merito delle discussioni parlamentari. Questo è il momento del Parlamento e non del governo“, ha concluso Draghi.
Discorso di alto profilo che ha trovato il consenso anche di coloro i quali si erano mostrati “tiepidi” sull’operato del Premier in questi primi mesi di attività e ha indotto la Segreteria di Stato Vaticana ad abbassare i toni della polemica.
Le parole di Papa Francesco
L’intera vicenda ha visto Papa Francesco rimanere in silenzio, alimentando ulteriormente la confusione su quale sia davvero la linea del Vaticano sui diritti delle persone omosessuali e molti osservatori si sono spinti a ritenere che la nota vaticana inviata al Governo italiano non avesse avuto il placet del Pontefice. A questo riguardo il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, si è affrettato a confermare che la nota verbale era stata condivisa e approvata da Bergoglio. “Il principio – ha affermato il porporato – è che di tutto quello che si fa si informano sempre i superiori”.
Le parole che il Papa ha però pronunciato all’Angelus di domenica 27 giugno e la successiva lettera inviata dal Pontefice al padre gesuita James Martin che svolge il suo apostolato tra le persone Lgbt, sembrerebbero raccontare altro.
“Gesù non guarda all’insieme, come noi, ma guarda alla persona – ha detto Bergoglio nel sua benedizione domenicale –. Non si arresta di fronte alle ferite e agli errori del passato, ma va oltre i peccati e i pregiudizi. Tutti noi abbiamo una storia, e ognuno di noi, nel suo segreto, conosce bene le cose brutte della propria storia. Ma Gesù le guarda per guarirle. Invece a noi ci piace guardare le cose brutte degli altri. Quante volte, quando noi parliamo, cadiamo nel chiacchiericcio, che è sparlare degli altri, ‘spellare’ gli altri. …. Gesù va oltre i peccati. Gesù va oltre i pregiudizi. Non si ferma alle apparenze, arriva al cuore, Gesù”. E ancora “Gesù ti chiede uno sguardo non giudicante ma accogliente, finiamo di giudicare gli altri. Apriamo il nostro cuore per accogliere gli altri. Perché solo l’amorerisana la vita”.
In buona sostanza le parole del Papa ribadiscono che la Chiesa deve avere, nei confronti di chi “ha peccato”, un atteggiamento di accoglienza ed evitare il chiacchiericcio che nasce dal pregiudizio.
“Lo ‘stile’ di Dio – ha scritto poi il Papa nella lettera inviata a padre James Martin e resa note a poche ore dall’Angelus – ha tre tratti: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è il modo in cui (Gesù) si avvicina a ciascuno di noi. Pensando al tuo lavoro pastorale, vedo che cerchi continuamente di imitare questo stile di Dio. Tu sei un sacerdote per tutti e tutte, come Dio è Padre di tutti e tutte. Prego per te affinché tu possa continuare in questo modo, essendo vicino, compassionevole e con molta tenerezza“.
Parole pronunciate dal Papa per abbassare i toni della polemica con lo Sato italiano per quanto accaduto nei giorni precedenti e che sembrano testimoniare le difficoltà di Bergoglio costretto a un difficile equilibrismo di tra le posizioni conservatrici e progressiste che si affrontano da tempo all’interno delle mure Vaticane.
Le posizioni in campo
Perché dunque la Chiesa vuole bloccare questo disegno di legge, appellandosi al Concordato, come peraltro già avvenuto negli anni ’70 quando in Italia si dibatteva per l’approvazione della legge sul divorzio?
Le paure Vaticane e del mondo cattolico sembrerebbero nascere
1) dal timore che possa essere minacciata la “libertà di pensiero” dei cattolici.
2) dalla istituzione della ‘Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia’ che dovrebbe essere celebrata anche negli Istituti privati e questo metterebbe in discussione la libera organizzazione delle scuole cattoliche.
La risposta di chi si dichiara favorevole all’approvazione del decreto Zan è che
1) la legge Zan non introduce alcun reato d’opinione. Se la legge Zan venisse approvata tutte le opinioni potrebbero essere espresse senza limiti, con una sola eccezione: tutte le idee sono accettate, a meno che queste non istighino concretamente all’odio, contribuendo a generare una spirale di violenza contro la comunità Lgbt.
2) la celebrazione della “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la trans fobia” vuole ricordare il 17 maggio del 1990, quando l’Organizzazione mondiale della sanità eliminò l’omosessualità dai disturbi mentali. L’Europa e l’Onu riconoscono già questa giornata, dedicandola alla conoscenza del mondo Lgbt ed è una opportunità di approfondimento delle tematiche relative al riconoscimento delle “minoranze” – argomento peraltro molto caro a Bergoglio – pur nel rispetto delle diverse sensibilità.
In conclusione
Il dibattito sul Ddl Zan è destinato a polarizzarsi ulteriormente. Il Senato non è riuscito a trovare una data per inserire nel calendario dei lavori in aula il disegno di legge, con M5S-Pd.Leu e Iv che chiedevano di fissare un giorno già nel mese di luglio, mentre Lega e Fratelli d’Italia ne hanno richiesto lo stop. La calendarizzazione sarà quindi votata in Aula il prossimo 6 luglio e le polemiche continueranno nelle prossime settimane.
La nota del Vaticano ha sicuramente acceso ulteriormente il dibattito e l’attenzione sul tema dei diritti della comunità Lgbt, e come spesso accade, questo intervento, ritenuto una ingerenza esterna al dibattito politico nazionale, ha fatto da catalizzatore per quelle forze politiche che appoggiano il Ddl Zan e che si sono così ricompattate nonostante le tante divergenze su molti dei temi trattati dal decreto.
Già in passato, nel 1970, la Santa Sede inviò al governo italiano alcune note per ostacolare l’approvazione della Legge sul divorzio il cui iter legislativo era ancora aperto, per non parlare dei tanti interventi da parte di porporati e pontefici in occasione dei dibattiti sui temi dell’aborto, dell’eutanasia, dell’ora di religione nelle scuole, del crocifisso negli enti pubblici, ma spesso i tentativi messi in campo non hanno sortito gli effetti sperati.
Sarà così anche questa volta? Il Ddl Zan riuscirà a concluder il suo lungo iter di approvazione anche grazie alla nota Vaticana e alle parole di Papa Francesco?
Omnia cum tempore – Ogni cosa a suo tempo (Bibbia – Ecclesiaste)