Chiedimi se sono felice. Ad una richiesta del genere il tifoso rossonero risponderebbe con secco e sorridente: “ Sì.” Del resto non potrebbe essere diversamente. Soprattutto se in un giorno d’estate, all’indomani della celebrazione per i 101 anni di storia del club dovesse ritrovare l’allenatore più amato di nuovo in panchina: Zdenek Zeman.
Un arrivo preannunciato, ma non per questo lontano da forti emozioni. La folla di tifosi all’esterno dello stadio ha testimoniato ancora una volta, l’amore e le speranze di un popolo sognatore ed innamorato. La “colpa” è sempre la sua. Un uomo ancor prima che allenatore, il cui talento è stato quello di stravolgere per sempre, l’immaginario collettivo di un’intera popolazione.
Il suo rientro ha portato con sé le inevitabili contrapposizioni di pensiero: Zeman sì o Zeman no. Un dilemma da sempre ombra del boemo e che ancora oggi continua a rimbalzare, oltre la rete delle proprie ragioni. Ma del resto Sdengo è questo: prendere o lasciare. Una realtà conosciuta da sempre, ma costantemente in procinto di esplodere in emozioni a briglie sciolte. Un dettaglio che ha sottolineato, ancora una volta, la vera forza trascinante di un all’allenatore unico nelle sue peculiarità. Ma soprattutto, l’effetto drastico della sua filosofia nel libro del calcio.
La storia parla chiaro: nel bene e nel male. Dagli entusiasmi sportivi degli anni ’90, alle concezioni di “gioco ed allenatore superati”. Nel mezzo la serie A col Pescara nel 2011-2012 ed infine (solo per temporalità) i giocatori nella nazionale di Mancini agli Europei. Una breve cronaca di quello che è stato e forse sarà. Perché Zeman ha una costante umana, oltre che di gioco: stupire.
Uno stile di vita ancor prima che di campo. Il cui obiettivo è sempre stato lo stesso: ribaltare i pronostici. Una sfida di ieri, oggi e domani. Alla quale l’allenatore non vuole di certo tirarsi indietro.“Avevo molta voglia — afferma il boemo in conferenza stampa — di rientrare nel calcio. Spero che questa emergenza Covid finisca presto per tornare ad un calcio normale e vero. Fatto per la gente, per dare emozioni e far divertire. Sicuramente sono venuto qui per cercare di fare un calcio positivo e propositivo.”
Un’ istantanea perfetta che racchiude le vere motivazioni di questo grande ritorno. La convinzione di Zeman nel poter rientrare in un calcio multiforme e la forza delle sue idee come manovra d’attacco ad un pallone comunque rotondo. Il tutto nell’unico posto dove questo potesse avvenire: Foggia. Il luogo in cui tutto è incominciato. I due protagonisti di questa storia meravigliosa, oggi sono chiamati ad una doppia rinascita. Forse una sfida diversa dal passato, ma con un obiettivo comune. Il cui risultato passa dall’aiuto reciproco e dalle sfide di un campionato ostico.
Quale sarà l’esito di questo nuovo incontro, nessuno può saperlo. Il Foggia ha voluto affidarsi al padre della sua ultima grande gioia: la Serie A del 1990-91. Un giorno lontano certo, ma pur sempre faro emotivo e sportivo in un percorso appena iniziato. Insomma, le motivazioni ci sono come i suoi protagonisti. Non resta altro da fare che scrivere un’altra storia. Un racconto di un passato che vuole ritornare ad un ambizioso presente.