Esclusiva Mitico Channel – Beppe Signori: “Il passato, la rinascita e quel legame con Padre Pio…”

Nel giorno in cui a Foggia si festeggia il centenario di storia della squadra rossonera, anche se con più di un anno di ritardo visto il “cataclisma” covid che ha travolto e cambiato, inaspettatamente, il mondo nel 2020, non potevamo chiudere la serie d’interviste dedicata ad alcune delle glorie del passato se non con Beppe Signori, sicuramente il calciatore più prestigioso per fama e carriera che abbia mai indossato la maglia rossonera.

Beppe Signori è da poco entrato in una nuova vita. Ti sei definito “un combattente” e il 30 marzo scorso hai finalmente ottenuto la tua verità dopo dieci anni di processi. [Signori era rimasto coinvolto in una storia di calcio scommesse, oggi è stato assolto in Cassazione e riabilitato dalla F.I.G.C.]

«Ho rischiato, lo so: ma non volevo restare nel grigiore della colpevolezza o di un’eventuale prescrizione del reato ipotizzato dai giudici e, proprio perchè sicuro della mia innocenza, sono andato fino in fondo ed alla fine ha trionfato il bianco e sono stato assolto completamente perchè, alla lunga, la verità viene sempre fuori. Sono andato avanti sicuro che sarebbe finita così nonostante non fossi io abituato a frequentare tribunali. È andata bene anche se sarebbe stato meglio non vivere un’esperienza che mi ha tolto dieci anni vita. Ora però l’importante è ripartire.»

Signori è mancato molto al mondo del calcio, com’è mancato Zeman, ricontattato dall’organigramma rossonero in questi ultimissimi giorni per riaffidargli la panchina. È arrivata anche a te qualche telefonata dalla Capitanata?

«No, ad oggi assolutamente no.»

Sul dizionario del calcio, alla voce Giuseppe Signori, si legge: “Veloce, dotato di buona tecnica e di un tiro potente e preciso, per caratteristiche tecniche simile a Gigi Riva”. Molti ti paragonano anche a Dybala e Berardi. Confermi?

«Confermo. Ma ognuno ha le sue caratteristiche. Di sicuro siamo tutti e quattro mancini, questo ci accomuna e non è una casualità. E Gigi Riva specialmente aveva un tiro potentissimo, è stato un grande campione.»

Girando per gli stadi d’Italia, nelle varie città e nel confronto con la stampa, c’è sempre il riferimento al blasone della stagione “Zemanlandia” in cui le gesta di Beppe Signori seppero fare la differenza. Un’icona del calcio indimenticata per le sue imprese in campo, per i riconoscimenti ed i successi inanellati in carriera, compresa la prestigiosissima convocazione in Nazionale.

«Sono cose che inorgogliscono. Essere stati per tre volte capocannoniere del campionato di A con la Lazio nel ‘92/‘93, nel ‘93/‘94 e nel ‘95/‘96 è qualcosa che rimane negli annali del calcio.»

C’è un forte legame fra Signori e il Foggia, ma anche fra Signori e Padre Pio (oggi consacrato agli onori degli altari).

«Verissimo. Mia mamma fece benedire nel Santuario di San Giovanni una canotta che ho indossato in campo per tutta la mia carriera. La conservo ancora oggi gelosamente, nonostante il tempo e l’uso l’abbiamo ridotta male. C’è un episodio che posso raccontare circa la mia fede in Lui: nell’anno in cui giocai in A col Foggia ero in macchina, direzione Termoli. Pioveva a dirotto e per aquaplaning persi il controllo dell’auto e mi ribaltai per ben otto volte. Ne uscii miracolosamente illeso. Avevo indosso proprio quella canotta.

Un fatto che ha cementato ancor di più quel legame di fede con San Pio. Da allora a San Giovanni ci sono stato spesso, ci vado ancora oggi. Quando sono in quei luoghi Santi mi chiudo nel silenzio per pregare. In San Pio trovo pace e tranquillità.»

Assistendo alle brillanti performance della Nazionale italiana di Calcio in questi Europei 2021 si ha l’impressione di rivedere in campo un tridente a noi familiare, quello che ci riporta al formidabile ed indimenticato trio Rambaudi-Baiano-Signori, hai avuto anche tu la stessa sensazione?

«Sì! Anche io l’ho avuta, infatti non è casuale, anche in questo caso, che due dei giocatori del tridente d’attacco, Insigne e Immobile, siano stati scoperti e lanciati proprio da Zeman nel Foggia e nel Pescara. Trovo molte caratteristiche simili a quelle che avevamo io, “Ciccio” e “Rambo” e devo dire che Mancini in questo momento sta facendo un ottimo lavoro con giocatori che hanno comunque delle ottime qualità individuali.»

Con chi del gruppo del “Foggia dei Miracoli” hai consolidato un legame più forte?

«Sicuramente con Rambaudi. Siamo stati compagni di squadra nel Foggia e nella Lazio e abbiamo condiviso a lungo la stessa stanza essendo stati molto legati anche fuori dal rettangolo di gioco. Peró sono rimasto legato anche ad altri compagni di allora come Barone, Baiano e Codispoti. La vita porta le nostre strade a dividerci ma l’affetto resta e ultimamente, con i “social”, è diventato molto più facile ritrovarsi, anche se solo virtualmente, cosa che prima era impensabile.»

Qualora ti chiedessero di tornare a Foggia con un ruolo da tecnico o da dirigente cosa risponderesti?

«Beh, sarebbe davvero una bella cosa [ride compiaciuto ndr] anche se siamo nella dimensione dei sogni e a me piace invece guardare la realtà. La realtà dice che a Foggia sono stato benissimo e per questo non smetterò mai di ringraziare la città e i tifosi tutti che, ad oltre trent’anni di distanza, continuano a dimostrarmi affetto e gratitudine come il primo giorno.»

Tornando a parlare di quei tempi, qual è il gol a cui sei più legato dei tuoi anni in rossonero?

«Il gol del pareggio a Monza, nel primo anno di B. Eravamo in zona retrocessione e se non avessimo fatto risultato Zeman avrebbe rischiato l’esonero. Di quella partita e di quel gol ricordo l’abbraccio intenso al Mister e la soddisfazione per quel risultato che diede l’avvio a quella straordinaria stagione che fu appunto Zemanlandia. È quel momento che sintetizza il mio legame con Zeman e con Foggia, oltre che al Presidente Casillo e a Franco Mancini, persone che voglio ricordare con particolare affetto e che tutti devono celebrare in questo giorno di festa e di commemorazione.»

Grazie, Beppe, per la tua lunga intervista, vogliamo darti il “bentornato” nel mondo del calcio e allo Zac, ti rivedremo da queste parti?

«Torno a Foggia sempre volentieri, soprattutto sul Gargano e in particolare a Vieste, dove trascorro spesso le vacanze con la famiglia.»

Attenzione allora, replichiamo divertìti, perchè saranno in tanti ad aspettarti in quei luoghi!

«Lo immagino, infatti non vi ho svelato quando.»

Ride sornione “Beppe Gol”. Un sorriso sincero e sereno, ritrovato anche grazie alla recente assoluzione con formula piena del 30 marzo scorso. Una sorta di rinascita per l’uomo e per l’ex atleta che fece sognare l’intera città e che oggi mostra coraggio, tenacia e voglia di crederci ancora. Specie in questo giorno di gioia e serenità ritrovata in cui a Foggia si fa festa e si celebra il passato, il presente e il futuro del calcio.

Del resto lo spiegava molto bene Lucio Anneo Seneca già nel 49 d.C. con la immortale e celeberrima opera De brevitate vitae:

“Lunga sarà la vita di chi: non dimentica il passato, non si affanna nel presente e non ha timore del futuro”.

Auguri Beppe. E auguri Foggia!


(La redazione ringrazia Antonio Paradiso per la gentile collaborazione prestata)