Il Gran pasticcio del “Concorso Sud”

Dal 9 all’11 giugno si sono svolte le prove relative al concorso per il reclutamento di 2.800 risorse per assunzioni nella Pubblica Amministrazione. I vincitori saranno assunti presso varie PA in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise Puglia, Sardegna e Sicilia e saranno impiegati per supportare le amministrazioni pubbliche nell’attuazione dei progetti legati al Recovery Plan.

Lo scorso 22 aprile, data in cui si chiudevano i termini per presentare la domanda di partecipazione al concorso, risultavano pervenute al Ministero ben 99.357 richieste di partecipazione e il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, dichiarava soddisfatto alla stampa che “… La grande partecipazione, in particolare di giovani e di donne, testimonia la voglia di futuro dopo più di un anno di pandemia e la bontà della decisione di sbloccare i concorsi, digitalizzandoli e semplificandoli. Decisione che ho fermamente voluto come primo atto della mia azione di governo”, incalzato dalla ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna che si diceva certa “…che con questo bando verranno selezionati i profili migliori, donne e uomini che daranno un contributo fondamentale per la realizzazione dei progetti europei e del PNRR nelle regioni del Sud”.

I 2.800 posti di lavoro messi a bando sono rivolti ai seguenti profili:

  1. 1.412 Funzionari esperti tecnici (Codice FT/COE)
  2. 918 Funzionari esperti in gestione, rendicontazione e controllo (Codice FG/COE)
  3. 177 Funzionari esperti in progettazione e animazione territoriale (Codice FP/COE)
  4. 169 Funzionari esperti amministrativi giuridici (Codice FA/COE)
  5. 124 Funzionari esperti analisti informatici (Codice FI/COE) 

Profili di alto livello e infatti il bando si rivolgeva a persone laureate (erano ammesse tutte le lauree) e con esperienze già maturate da documentare con ulteriori titoli di studio e professionali da inserire per via telematica sulla piattaforma web Formez Step One 2019. Si è così giunti alla creazione di 5 graduatorie, una per profilo, per individuare i candidati da ammettere alla prova scritta e alla fine di questa ulteriore scrematura sono stati ammessi allo scritto 8.582 persone. Di questi si sono presentati all’esame poco più della metà, con una partecipazione inferiore al 65% in media e addirittura inferiore al 50% in alcune regioni.

Insomma un clamoroso flop. Il Ministero ha immediatamente emesso una nota nella quale si legge che “nella assoluta necessità di garantire l’interesse pubblico di vedere ricoperte tutte le 2.800 posizioni ricercate”, si è indetta per il prossimo 22 giugno una nuova prova scritta aperta “…agli oltre 70.000 laureati che avevano già fatto domanda di partecipazione…” ma che per titoli non erano entrati in graduatoria.

La decisione ha immediatamente sollevato, soprattutto sui social, una marea di osservazioni e critiche tra quanti avevano già sostenuto l’esame scritto e anche fra coloro che, inaspettatamente, si sono ritrovati ad essere nuovamente in gara. Dubbi sulla legittimità di cambiare in corso d’opera le regole del bando (in tanti valutano in queste ore l’opportunità di eventuali azioni legali), sul poco tempo a disposizione per prepararsi adeguatamente allo scritto, l’incertezza per coloro che avevano presentato più domande (i profili a bando erano 5) se presentarsi ad un’unica o a più selezioni, qualora non concomitanti.

Insomma un concorso che il Ministro Brunetta aveva presentato come un fiore all’occhiello del suo Ministero vantando peraltro di aver attivato la modalità fast track, cioè rapida, per assumere subito i vincitori, ma che rischia di strascichi polemici e forse anche giudiziari.

C’è da chiedersi come mai, in un periodo di crisi lavorativa come questo che stiamo vivendo, le persone che erano rientrate nelle graduatorie non si siano presentate a sostenere l’esame; come mai i laureati del Sud, da sempre raccontati come fortemente interessati al posto fisso nella PA non siano accorsi all’appello del Ministro.

Forse la spiegazione è che l’assunzione proposta a questi alti profili dirigenziali è a tempo determinato, per un periodo non superiore a 36 mesi. Nel “question time” al Senato del 17 giugno la senatrice Mantovani (M5S) in una interrogazione al Ministro Brunetta su quanto accaduto, ha avanzato l’ipotesi che il gran numero di rinunce potesse dipendere anche dalla retribuzione proposta, chiedendo al Ministro chiarimenti a riguardo, non forniti, peraltro, da Brunetta nella sua risposta.

Si ricercano, giustamente, persone titolate con fior di curriculum per occupare posizioni di responsabilità ma gli si offre un arco temporale di lavoro non superiore a 36 mesi e una retribuzione, a quanto pare, non adeguata. Chi già lavorava e quindi aveva potuto presentare i titoli maturati in altri ambiti lavorativi, lo avrebbe dovuto abbandonare per una nuova esperienza “a tempo”, e anche per i più giovani si sarebbe trattato di un lavoro che non garantisce la possibilità di pianificare una vita “normale” con famiglia e figli.

Certo, direte voi, il momento è quello che è e lo Stato con le poche risorse che ha non può offrire più di questo, insomma, come dice il vecchio adagio “mangia questa minestra…”.

Falso, a mio avviso. Questo è quanto offre il nostro Stato in particolar modo ai nostri laureati e ai giovani laureati, non è una novità ed è cosi da molto, troppo tempo. Altri Paesi offrono opportunità migliori e i dati ci raccontano di tantissime persone, laureate e non, per le quali abbiamo investito migliaia di euro in formazione, che vanno a lavorare altrove, arricchendo quelle Nazioni che sanno valorizzarli. Sicuramente in tanti si presenteranno il prossimo 22 giugno a sostenere il nuovo esame scritto e tutti i 2.800 posti saranno occupati da persone comunque competenti e preparate. Ma dobbiamo chiederci dove sono andate quel 50% di persone inizialmente interessate alla tipologia di lavoro richiesto ma che poi hanno preferito non presentarsi all’esame. Erano i profili migliori, quelli che avevano presentato i curriculum più adeguati per i ruoli che avrebbero ricoperto.

Quelli non ci saranno, probabilmente li abbiamo già persi definitivamente e molti di loro saranno a lavorare altrove, in Europa o nel Mondo.