Foggia, nel ’91 il sogno: Serie A! Ma quanta storia con la Reggina

Sembra ieri, ma non è così. Girovagando nei ricordi rossoneri, in questa timida estate italiana, il 16 giugno 1991 ritorna come la quiete delle domeniche pomeriggio. Le immagini sono tante e per alcuni ritratte dalle parole di chi le ha vissute. Esattamente trent’anni fa, il Foggia gridava l’euforia di un sogno diventato realtà: il ritorno nella massima serie. 

Un desiderio cavalcato per molti anni e portato al traguardo finale, dalla figura più rappresentativa del calcio foggiano: Zdenek Zeman. L’uomo di Foggia e del Foggia. Il quale in un pomeriggio del 1991, lanciò definitivamente quello che il domani avrebbe ribattezzato zemanlandia. Un modello per gli allenatori che verranno. Un’utopistica realtà di una visione del calcio, della vita e che porteranno i rossoneri all’orecchio del mondo. 

Ma l’incredibile storia di questo viaggio, è incominciata con una sfida tutt’altro che anonima: Reggina – Foggia. Un binomio dalle mille sfaccettature e dai protagonisti più disparati. I primi li troviamo seduti in panchina: Zeman e Francesco “Ciccio” Graziani. 

Già proprio lui. Il campione del mondo di Spagna 82 con Enzo Bearzot: subentrato al ex rossonero Aldo Cerantola. Due leggende del calcio italiano, ma a modo loro, unici nelle rispettive peculiarità.

Una sfida che inizialmente, li ha portati ad essere gli unici protagonisti di questa gara. Un ragionamento più che logico, sopratutto per lo stato attuale delle due squadre. Il Foggia già sicuro della sua promozione e la Reggina di un’altrettanta retrocessione. Insomma una penuria di emozioni, che hanno lasciato presagire un finale scialbo e senza sussulti. Nulla di più sbagliato. Il 2-4 conclusivo ha raccontato una partita figlia di una squadra bella e spumeggiante.

Nella quale sono arrivati anche diversi primati personali e di squadra. Il tocco sotto di Baiano al 47’ gli è valso la vittoria della classifica capocannoniere (22 gol). Un obiettivo condiviso con Abel Balbo dell’Udinese e Walter Casagrande dell’Ascoli. Un traguardo che diventerà premonitore, per quello che faranno i rossoneri negli anni avvenire. 

A conferma di ciò, basta osservare i numeri della squadra. Oltre a Baiano infatti, il Foggia ha potuto contare sulle 15 reti di Rambaudi e le 11 di Signori: 48 gol dei 67 totali. Un primo assaggio di quello che verrà definito il tridente delle meraviglie. Il ché porterà ad un record di squadra: il maggior numero di punti in un torneo a venti partecipanti (51) nell’era dei due punti. 

Insomma vecchi ricordi, ma pur sempre pagine indelebili. Colonne portanti di una storia infinita, ricca di traguardi e protagonisti dai contorni leggendari. In tal senso Foggia e Reggina condividono ben più di quanto si possa immaginare. Cercando nell’erba alta del passato di queste due società, emergono nomi che hanno fatto la storia da una parte o dall’altra. 

Su tutti è impossibile non ricordare, il “maestro” Tommaso Maestrelli. Artefice della prima storica promozione della Reggina in Serie B (1964 – ’65) e del grande ritorno in Serie A del Foggia nella stagione 1969-70. Un nome scalfito nell’immaginario collettivo di un’intera generazione e reso immortale dallo storico scudetto col la Lazio nel 1973-74.

Stessa conclusione è possibile attribuirla a Nevio Scala. Centrocampista del Foggia nel triennio 1976-79. Erano i rossoneri di Roberto Balestri, Hector Puricelli e di Chinesinho. Un periodo con un effetto domino, che porterà i satanelli dalla Serie A alla C1. Ma il segno più profondo lo ha lasciato in casa Reggina. 

La sua prima esperienza da allenatore, è stata proprio sulla panchina degli amaranto. Pronti via: è subito serie B (1987-88). Ma in quella squadra c’è stato anche un altro doppio ex: Rosario Sasso. Prodotto del settore giovanile rossonero, ha esordito in serie A proprio con il Foggia, nel 1978. Nella stessa squadra in cui si trovava Scala giocatore, trent’anni prima.

Gli anni successivi dell’allenatore veneto sono stati costellati da tantissimi successi. Le imprese di Parma ( Coppa Italia, Coppa delle Coppe, Coppa UEFA e Supercoppa Uefa) sono solo una parte di una carriera sfavillante. Un’ascesa che lo ha portato a vincere anche lo scudetto e l’allora Coppa Campioni con il Milan di Nereo Rocco. 

Insomma, un giorno speciale per una storia speciale. Dopo trenta lunghi anni, il Foggia continua a ricordare i suoi eroi del passato. Figure misteriose, quasi sconosciute, figlie di un’immaginazione persa nel tempo e nelle storie di due protagoniste del 16 giugno del 1991.