Ultras in cravatta

Stadio “Alberto Braglia” di Modena, 30 gennaio 1972, in una giornata freddissima si giocava l’ultima gara d’andata del campionato cadetto 1971-72. L’anno precedente il Foggia, guidato da Maestrelli, pur giocando veramente bene era retrocesso immeritatamente, condannato dal meccanismo della differenza reti a vantaggio di Sampdoria e Fiorentina. Proprio a Foggia i toscani conquistarono il punto decisivo, grazie ad un rigore inventato dall’arbitro Lattanzi per un intervento di Colla su Chiarugi, che per i foggiani avrebbe meritato l’ammonizione per simulazione. Dopo la retrocessione in B, la squadra si privò del pezzo pregiato Albertino Bigon, ceduto al Milan e sostituito dal talentuoso Rognoni. Per la panchina il presidente Fesce scelse  Ettore Puricelli e gli mise a disposizione un organico di tutto rispetto. La difesa faceva perno su Pirazzini e Lenzi, a centrocampo spiccavano Rececconi, Garzelli e Rognoni e gli attaccanti erano Saltutti, Mola e Pavone. Le cose però non andarono per il verso giusto. L’andamento era altalenante e la squadra vivacchiava a centro classifica. Una piccola ripresa ci fu proprio prima della trasferta di Modena, con la squadra reduce da tre vittorie consecutive.  Invece di dare continuità alla crescita, la squadra fornì una prestazione scialba e senza nerbo cedendo i due punti agli emiliani. Finì 1-0 tra la delusione dei tanti foggiani presenti al “Braglia”.

Puricelli e Saltutti in allenamento

Fin qui gli scarni ricordi dell’anonima partita del Foggia. Degno di essere raccontato invece è quanto avvenuto prima della partita.  Mi ero trasferito da pochi mesi a Milano per motivi di lavoro e di  studio. Arrivai a Modena intorno alle 10. La giornata era molto fredda, la stazione quasi deserta e silenziosa. Dopo qualche minuto mi incontrai con alcuni degli amici d’infanzia e di scuola arrivati dai  centri universitari del Nord. La neve caduta abbondante nei giorni precedenti era ancora ben evidente in città ai lati delle strade.   

Ci avviammo verso lo stadio ed aspettammo gli altri amici nella piazzetta antistante la gradinata. Nel frattempo arrivarono altri gruppetti di tifosi rossoneri, accompagnati da una sana e contagiosa allegria. Si aggiunsero altre comitive molto colorate provenienti direttamente da Foggia: giovani tifosi con fazzoletti sulla fronte, avvolti in bandiere rossonere, con cappellini e sciarpe di ogni tipo.

Mentre aspettavamo di entrare allo stadio, vedemmo un distinto signore di mezza età.  Alto, in giacca e cravatta, cappotto con collo di pelliccia, teneva per mano un bambino di sette-otto anni. Era isolato, in disparte, quasi a disagio. Il suo sguardo era in direzione del rumoroso gruppetto di tifosi foggiani che si ingrossava a vista d’occhio, diventando sempre più chiassoso con un’esuberanza verbale, accentuata dal travolgente slang dialettale foggiano.

L’atteggiamento dell’uomo era di chiaro  imbarazzo di fronte a tanta  confusione e a toni di voci tanto alti. La divertente scenetta fu notata anche da altri amici che, sorridendo, commentarono che quel signore, tanto formale e garbato, avrebbe fatto meglio ad andare a teatro o a starsene tranquillo a casa, in pantofole. Non perdemmo un attimo del gustoso quadretto con il contrasto tra l’aplomb di quella persona ed i disinvolti e ruspanti tifosi foggiani.

Ad tratto, l’uomo si avviò con il bambino verso una delle porte d’ingresso della gradinata. Passò di fianco ad un gruppetto di tifosi rossoneri in cui c’eravamo anche noi, si creò un varco nel capannello e disse con voce rauca “Uagliù, semb’ forza Fogge’!!!”. Il tutto con perfetto accento foggiano! Entrò rapidamente nello stadio e sparì tra la folla.

Ci guardammo increduli e scoppiammo in una fragorosa risata. Incredibile! Era un tifoso foggiano che non seppe resistere alla passione e lanciò il grido d’amore verso la propria squadra? Oppure solo un  burlone da candid camera? Dopo molti anni il mistero rimane. 

In copertina, una foto dello Stadio “Alberto Braglia” di Modena il 30 gennaio 1972