Questa mattina, a Cerignola, un appuntamento dall’altissimo valore simbolico dedicato alla legalità.
Oggi, il Comune del basso tavoliere, guidato dal Commissario Straordinario Adriana Sabato, ha intitolato a Michele Cianci i beni confiscati alla mafia. Insieme al Commissario presente anche il direttore della Caritas Diocesana Cerignola-Ascoli Satriano don Pasquale Cotugno e Dora Giannatempo dell’ATS Le terre di Peppino Di Vittorio, che gestirà il bene.
“Camminare su questi terreni significa che lo Stato ha vinto. Quello di oggi è una grande messaggio di speranza verso le nostre comunità e verso i più giovani. I ragazzi devono sapere che non si devono arrendere, che la mafia si può sconfiggere con la memoria, con l’impegno sociale, con piccoli e concreti gesti quotidiani indirizzati al rispetto delle regole, degli altri, del bene comune. Dobbiamo dire basta alla mafia, all’omertà, all’indifferenza. Dobbiamo lasciare alle nuove generazioni un mondo migliore rispetto a quello che abbiamo trovato“. Sono le parole di Angela Cianci, sorella di Michele, che ha ricordato la figura di suo fratello, ucciso a Cerignola il 2 dicembre del 1991 per essersi opposto ad un tentativo di furto nel suo negozio, senza dimenticare che in quella stessa giornata era intervenuto per aiutare un anziano che era stato aggredito da due persone. Il nome del giovane commerciante, che all’epoca dei fatti aveva solo 43 anni, fa parte del lungo elenco delle vittime innocenti di mafia. Ma da oggi “Michele Cianci” è anche il nome del bene confiscato alla criminalità organizzata inaugurato ufficialmente questa mattina in contrada San Giovanni in Zezza, vicino Cerignola, su un terreno di circa 7 ettari con retrostante casetta colonica. A gestire il terreno è l’Associazione Temporanea di Scopo (ATS) denominata “Le terre di Peppino Di Vittorio” costituita dalla cooperativa sociale Altereco di Cerignola, in qualità di ente capofila, e dalla cooperativa sociale Medtraining di Foggia e dal CSV Foggia (Centro di Servizio al Volontariato).
Durante la manifestazione sono state descritte le attività svolte, i progetti futuri, gli inserimenti lavorativi (resi possibili grazie all’attuazione della legge 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie) per ribadire che su quel terreno la mafia ha perso.
Un luogo simbolo del potere mafioso che è stato riconvertito in avamposto di legalità, di economica sostenibile, di lavoro regolare, di sviluppo. “Uno sviluppo che passa tra vigneti, ulivi, alberi e terra da coltivare. A partire dalla realizzazione di prodotti finiti che nasceranno su un terreno libero dalla mafia. L’obiettivo è quello di favorire l’inclusione lavorativa ed il riscatto di soggetti in fragilità sociale” – ha detto Dora Giannatempo dell’ATS Le terre di Peppino Di Vittorio . La scelta di intitolare il bene confiscato alla mafia a Michele Cianci nasce dalla voglia e dalla necessità di fare memoria, di tenere vivo il suo sacrificio, di far conoscere la sua storia ed il suo nome alle nuove generazioni e a tutta la comunità locale”.
Nel corso della manifestazione è stato possibile visitare il bene ed i suoi spazi, ed è stato piantato simbolicamente un albero di ulivo come messaggio di nuova ripartenza del terreno che ha l’obiettivo di promuovere attività di agricoltura sociale ed inserimento lavorativo di persone in condizioni di fragilità sociale. Una sfida ambiziosa che restituisce alla collettività un bene sottratto alla criminalità e consegna un significativo segnale di speranza nella lotta alla mafia.