Auguri De Zerbi! Dal Foggia all’Europa con un desiderio…

Oltre i propri confini…in tutti i sensi. Se dovessimo pensare a Roberto De Zerbi, il primo pensiero potrebbe assomigliare a qualcosa del genere. Un uomo ancor prima che allenatore capace di pensare in maniera trasversale e tagliare in due il pensiero comune. Abilità e caratteristiche che hanno portato ad un’espressione: la sua espressione. Un bisogno nato prima dello sport e che ha trovato la sua forma più inclusiva, in quello più famoso al mondo: il calcio.

Oggi è il compleanno di De Zerbi: 6 giugno 1979. In quel periodo il Foggia stava per conoscere l’incubo della retrocessione in C1. Erano i satanelli di Chinesinho, che da lì a poco avrebbero compreso le sorti di un finale annunciato. Storia e tempi lontani, ma testimoni di due protagonisti che si sarebbero incontrati molto tempo dopo. Esattamente 23 anni più avanti: stagione 2002-2003. La prima delle due annate che avrebbero lanciato De Zerbi definitivamente nel mondo del calcio.

Poi un rapido arrivederci per ritrovarsi insieme nel 2014. Un nuovo incontro per un’altra storia. Ma il legame è già avvenuto e si è visto. Il biennio successivo ha raccontato storie di un Foggia dinamico, verticale ed immune alle controversie del campo. Una rappresentazione emotiva e sportiva del suo allenatore e della città. Un risultato che ha superato anche quelli del campo: la vittoria della Coppa Italia Lega Pro e l’amara sconfitta nella finale playoff contro il Pisa di Gennaro Gattuso. Gioie e dolori: i due volti della stessa medaglia.

Una rappresentazione cinica della storia calcistica foggiana, ma ben scolpita nell’orgoglio di un popolo passionale. E forse è proprio questa la grande vittoria di De Zerbi: aver compreso il luogo e la sua gente. Un dare ed un avere ricambiato dagli stessi foggiani. Un’attitudine che potremmo definire sensibilità, ma che forse è meglio riversare nella definizione di “bel gioco”. Come già detto, la sua espressione. Un concetto visto di buon occhio da queste parti. Il ché non ha potuto far altro che cementare il suo nome nella storia rossonera. 

Giocare per vincere o vincere per poi giocare? Un dilemma che ha sempre spaccato in due la logica del pensiero calcistico. Due solidi fronti spinti da altrettante motivazioni. 

Ma cosa significa giocare bene? In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, l’allenatore ha risposto così: “Io non l’ho ancora capito, me lo spiega lei? Io credo che significhi essere organizzati e far rendere al massimo i propri giocatori. E poi bisogna intendersi sulle cose. Ad esempio, quando si parla di equilibrio, in Italia lo facciamo sempre con una prospettiva difensiva: se una squadra non tira mai in porta, ma non subisce contropiede diciamo che ha equilibrio. Se invece crea tantissimo e concede qualcosa diciamo che non ha equilibrio. Mah…”

Una disamina lucida che ha evidenziato un concetto chiaro: non c’è una risposta definitiva. Ma forse una base comune potrebbe essere ritrovata nelle parole successive. “ Quello che mi fa stare bene è lavorare a modo mio. Non conta il Paese o lo stipendio. Io voglio essere me stesso.” Pensieri inerenti alla sua prossima squadra: lo Shakhtar Donetsk. Un punto di arrivo per un altro inizio, dopo l’entusiasmante parentesi al Sassuolo conclusasi con il record di punti in Serie A (62).

“Questa — continua De Zerbi — sarà una bella esperienza. Io mi reputo capace ma non completo. E con lo Shakhtar potrò completarmi. Dirigere un allenamento in inglese, gestire oltre al campionato anche una coppa europea, entrare in uno spogliatoio interamente straniero in cui convivono culture e tradizioni diverse sono cose che mi mettono il fuoco addosso.” 

Una visione circolare ci ciò che c’è attorno. Roberto De Zerbi alla luce della sua ombra disegnata dal sole di chi osserva è anche questo. Un uomo ancor prima che allenatore con un desiderio: rimanere se stesso. Una speranza che sa di convinzione. Vera forza di un tecnico spinto dalle sue idee e sostenuto dalle sue radici: principi ed identità in uno sport chiamato calcio. Rappresentazioni di una forma di bellezza che supera ogni definizione e confine…in tutti i sensi.