Ronaldo, Giovinco e non solo: non è la Serie A ma la C

Sembra un appunto superfluo, ma non è così. Le sfide di ritorno del secondo turno nazionale playoff di Lega Pro hanno raccontato storie diverse ed altrettanti protagonisti. Un complesso di emozioni contrastanti che hanno confermato, ancora una volta, un concetto chiaro: nulla è scontato.

Una lezione che in qualche modo ha insegnato qualcosa a tutte le partecipanti. La sfida tra Padova e Renate (1-3 il risultato dell’andata) sembrava già scritta. Un vantaggio apparentemente insormontabile, che ha rischiato di estromettere i biancorossi dalla corsa alla Serie B. Sul tema l’allenatore Andrea Mandorlini si è espresso così.

“Faccio fatica — riporta Padovagoal.com— a spiegare quello che è successo. Perché non mi sembra vero. Alla fine siamo riusciti a conquistare questa qualificazione e mi auguro che si possa uscire tutti più forti da questa situazione in cui ci siamo trovati. La prossima gara sarà una semifinale e sarà ancora più importante della gara di questa sera. Dovrà essere tutta un’altra storia.”

Parole chiare che ben definiscono il pericolo corso. Ma sopratutto, raccolgono le linee guida di un finale di stagione, lontano da ogni previsione: peculiarità di questi playoff. Un’impresa che il Renate ha solo sfiorato, con lo 0-3 momentaneo di Giuseppe Giovinco. Già, proprio lui. Un’omonimia familiare che ha portato a suo fratello maggiore: Sebastian Giovinco. Campione d’Italia con la Juventus di Antonio Conte e fresco vincitore del campionato saudita con l’Al-Hilal. 

Nessun dualismo sia chiaro. Solo una particolare coincidenza evidenziata dall’autore del gol decisivo per il Padova: Ronaldo. Una curiosità che dalle parti di Torino potrebbero considerare originale, ma non da quelle di mister Aimo Diana. La sua squadra è stata in grado di ribaltare un risultato quasi definitivo. Il cui esito è stato modificato solo dal miglior piazzamento in classifica generale: Padova 2° e Renate 3°.

Impresa che invece, è ben riuscita all’ Albinoleffe. Il risultato maturato al Ceravolo è stata la sorpresa di giornata. Il gol di Francesco Gelli all’84’ ha permesso ai ragazzi di Marco Zaffaroni di raggiungere una semifinale insperata. Una vittoria clamorosa che ha nascosto il volto oscurato degli sconfitti: il Catanzaro. Dopo il grande campionato ha dovuto affrontare un nemico diverso, subdolo: l’attesa. Ventotto lunghi giorni di pausa utili per alcuni versi e deleteri per altri. Il ché naturalmente non toglie i giusti meriti ai vincitori.

Paradossalmente l’esito della qualificazione è stato deciso all’andata (1-1). Il pareggio finale di Davide Mondonico (81’) ha permesso all’ Albinoleffe di restare in gara per tutti i 180’. Questa volta nessun collegamento all’albero genealogico dei nomi altisonanti del calcio italiano. Emiliano Mondonico, pietra miliare del calcio nostrano, riemerge nei pensieri comuni solo per una silenziosa e malinconica già citata omonimia.

Stessa considerazione è da farsi per Daniele Casiraghi. Il gol al 97’ contro l’Avellino non è bastato per raggiungere la qualificazione. Ciò nonostante, i biancoverdi hanno dovuto affrontare una gara ricca di insidie, compreso l’uomo in meno. La doppia ammonizione di Aloi al 37’, ha costretto i ragazzi di Piero Braglia ad un’estenuante rincorsa difensiva. Due reti annullate al Sudtirol (fuorigioco) e brivido finale col il rigore di Casiraghi. 

Un centrocampista completo col vizio del gol. In questa stagione è andato a segno ben tredici volte in campionato e tre nei playoff. Una “pecca” ben accetta, che ha richiamato ricordi di un altro protagonista della nostra Serie A: Pierluigi Casiraghi. Ancora una volta una semplice coincidenza, ma non per questo di secondo piano. La Serie C continua a dimostrare di essere un campionato tutt’altro che di terza fascia. Una lotta costante tra storia e giovani speranze. All’interno della quale i parallelismi tra nomi non superano l’intraprendenza e la qualità di chi scende in campo. 

Il gol di Casiraghi nel finale è solo una magra consolazione, come sostenuto dallo stesso Stefano Vecchi: “E’ stata una partita combattuta —riporta AvellinoToday — giocata con il coltello tra i denti da entrambe le squadre. Sapevamo di dover fare due gol, non è bastato l’1-0, ma ci abbiamo messo l’anima contro una squadra ben costruita e difficile da battere: complimenti all’Avellino.”

Lodi che appartengono anche all’Alessandria. La vittoria di misura (1-0) contro la Feralpisalò ha consentito di raggiungere un’importante traguardo. Un successo sofferto e non privo di polemiche, ma accompagnato da un pronostico tutt’altro che scontato. Il gol di Andrea Arrighini (47’) ha portato agli scontri finali, le protagoniste più attese (quasi). Uniche sopravvissute alla regola dell’imprevedibilità: filo rosso di questi playoff. Una costante potenzialmente protagonista fino alla fine.