Figurine, che passione!

Nel 1961 nacque la prima raccolta delle figurine di calciatori dei fratelli Panini di Modena. Fu subito un gran successo, per poi diventare autentico fenomeno di costume. La copertina del primo album, relativo alla stagione 61/62, fu dedicata a Niels Lielholm, centravanti del Milan. Le prime bustine in vendita contenevano due figurine e costavano dieci lire. Da allora nacquero generazioni di collezionisti d’ogni età, attratti dal fascino delle figurine dei fratelli Panini.

La prima figurina stampata dai fratelli Panini fu quella di Bruno Bolchi, mediano interista, detto “Maciste”.

La più rara e celebrata in assoluto, che fece impazzire i collezionisti, quella del portiere atalantino Pizzaballa. il portiere bergamasco chiarirà dopo qualche anno che la sua figurina risultò introvabile perchè il giorno in cui i fotografi della Panini andarono a Bergamo lui era infortunato e la sua immagine fu disponibile solo in seguito.

Anche a Foggia la raccolta delle figurine ebbe un gran successo e coincise con il periodo d’oro del binomio vincente Rosa Rosa-Pugliese. Nell’album della stagione 64/65, la prima dei Satanelli in serie A, nelle due pagine dedicate all’Unione Sportiva Foggia-Incedit, gli editori modenesi inserirono 14 figurine di calciatori, la foto della formazione e lo stemma della società. Pure i collezionisti foggiani dovevano fare i conti con le figurine introvabili, quelle “difficili”. Per la squadra rossonera era quella di Vasco Tagliavini, difensore acquistato dall’Udinese.

Proprio a questo proposito, voglio ricordare un simpatico episodio di quella stagione, avvenuto sotto i portici di via Dante a Foggia, davanti alla cartolibreria Patierno, uno dei luoghi in cui si svolgeva lo scambio dei “doppioni”, una sorta di mercato secondario delle figurine.

Era una serata di primavera inoltrata, e molti collezionisti avevano l’album quasi completo. Le figurine, allora attaccate con colla di farina, avevano reso l’album alto almeno 4-5 centimetri. Molti collezionisti lo portavano sotto il braccio, come un trofeo da esibire in caso di completamento. Nel Foggia l’unica casella vuota era quella di Tagliavini. In via Dante c’era il solito clima di animazione, attesa e curiosità che circondava chi acquistava le bustine, alla ricerca delle figurine rare. Il capannello intorno agli acquirenti si scioglievano subito quando “uscivano” sempre i soliti. La delusione era sistematica, perché quelle introvabili rimanevano tali.

All’improvviso, tra la sorpresa generale, come per incanto, passò di lì, proprio lui, Vasco Tagliavini, in carne ed ossa. “Uì a Tagliavin…”(vedi, c’è Tagliavini…)”

Fu subito riconosciuto ed attorniato dai tanti collezionisti, tra cui c’ero anch’io con i miei amici. Raffiche di domande: “Ma perché la tua figurina non esce mai? Ti hanno fatto la foto? Puoi fare qualcosa per noi? Dobbiamo completare l’album…”

Tagliavini, sorpreso e divertito dai simpatici interrogativi, ci assicurò di essere stato fotografato per l’album, e che non dipendeva certo da lui se dalle bustine non usciva mai la sua immagine. La colpa era forse di quei fantastici furboni dei fratelli Panini che, per motivi commerciali, non mettevano in circolazione contemporaneamente tutte le figurine…

Tagliavini giocò tre stagioni nel Foggia, tutte in serie A, giocando 64 partite. Ritornò in Capitanata come allenatore, nel 1981 in serie B, in tandem con il vecchio Puricelli che lo affiancò come direttore tecnico. L’accoppiata non funzionò per insanabili contrasti caratteriali. Nelle prime cinque partite il Foggia rimediò tre sconfitte. I deludenti risultati indussero il presidente Fesce ad esonerarli. La squadra fu affidata a Veneranda, che riuscì a salvare la squadra dalla retrocessione solo all’ultima giornata, grazie alla classifica avulsa.