“Ho i brividi.” Forse Jorginho ha avuto ragione. Non c’è altro modo per descrivere le sensazioni di un sogno divenuto realtà: vincere la Champions League. “ Quando dico che non ci sono parole —afferma il centrocampista ad Eurosport — è così. Non ci credo, al fischio dell’arbitro mi sono chiesto: ma come ci siamo arrivati fin qui? Ce l’abbiamo fatta per tutto quello che c’è dietro ed è veramente difficile. Contro una grande squadra che ci ha messo in difficoltà. Ho i brividi.” Breve cronaca di un atleta che ha raggiunto l’olimpo dei grandi.
Ma la domanda che si è posto il centrocampista azzurro è forse quella più importante. Un interrogativo alimentato da sogni e sacrifici, incominciati tanti anni prima: l’8 ottobre del 2009. Non era Estádio do Dragão di Porto, ma il Bentegodi di Verona. Una sfida di Coppa Italia Lega Pro, tra Hellas e Sambonifacese (2-1). La prima partita tra i professionisti di Jorginho, contro quella che sarebbe stata la sua squadra nella stagione 2010-11.
Una prima teatrale che non l’ha portato all’esordio in Serie C, ma gli ha permesso di guadagnare quattro gettoni nella coppa nazionale di categoria. Con la squadra di San Bonifacio sono arrivate le prime grandi soddisfazioni: 31 presenze in Serie C2 e prima gioia in zona gol. Al termine di quella stagione è tornato a Verona alla guida di Andrea Mandorlini. Col tecnico di Ravenna è diventato un giocatore inamovibile e cervello pensante della squadra. Dal 2011 al gennaio del 2014 è stata un’ascesa continua: dalla promozione in serie A (2012-13) alla conferma nella massima serie.
Poi il grande salto nel mercato invernale del 2014: il Napoli di Rafael Benitez. Gli inizi non sono stati dei migliori, ma il tempo gli ha dato ragione. Alla fine della stagione il primo trofeo della carriera: Coppa Italia e finale da titolare. Ma la sua carriera ha subito la svolta decisiva con l’arrivo di Maurizio Sarri (2015-16). Viene trasformato in un titolare inamovibile, tanto da conquistare record personali di assoluto valore. La società Opta (raccolta dati e statistiche sulle competizioni sportive), in quella stagione lo ha inserito al primo posto tra i giocatori con più palloni toccati nei principali campionati europei. Invece l’Osservatorio del calcio (CIES Football Observatory) lo ha classificato quinto tra i migliori centrocampisti a livello europeo.
Un percorso dettato dall’abnegazione e la voglia di arrivare. Il ché lo ha portato al Chelsea nel 2018. In quella stagione è arrivato anche il primo trofeo internazionale (Europa League), proprio con l’allenatore campano. Infine la Champions League conquistata contro il Manchester City di Pep Guardiola. Una vittoria sofferta, che ha chiuso un cerchio iniziato dodici anni prima, in quella gara di Coppa Italia Lega Pro.
La storia di Jorginho è fonte di ispirazione per i tanti giovani che militano in Serie C. Un racconto quasi fantasioso, ma non l’unico. Dando un primo sguardo alle tre squadre salite quest’anno in Serie B, possiamo trovare diversi atleti che hanno scritto pagine importanti. Nella storia del Perugia ci sono stati tanti campioni, ma analizzando gli ultimi anni del secolo passato uno prevale su tutti: Fabrizio Ravanelli. Bandiera del calcio juventino, nato sportivamente in un Perugia di C2. Stagione 1986-87: 26 presenze in campionato e 5 reti. Un buon inizio confermato nelle due annate successive. Il tutto suggellato da una grande carriera e soprattutto dalla vittoria della Champions League del 1995-96. L’ultima gioia europea della Juventus, ma anticipata da un’altra grande vittoria: la Coppa Uefa del 1992-93.
Un trofeo che Ravanelli ha condiviso con tanti campioni, in particolare con Paolo Di Canio. Spirito ribelle del calcio italiano sbocciato nella Ternana del 1986-87. Era un campionato di C2: 27 presenze e 2 gol. Simbolo del West Ham (vittoria della Coppa Intertoto del 1999) che collega la sua nascita (9 luglio del 1968) ad un’altra data storica per il Bel Paese: quella del mondiale 2006. Nella finale di Berlino c’era un altro grande giocatore nato in Serie C: Gianluca Zambrotta. Un ragazzo di Como e del Como. Il cui esordio è arrivato con una presenza in serie B, ma le due annate successive in C1 hanno determinato una fase centrale della sua formazione.
Insomma, le storie più belle nascono dalla sana follia dei sognatori. Vera forza di protagonisti mai attesi e mai dimenticati. In attesa e nella speranza più convinta, che si aggiunga ancora un altro a questo folle sogno chiamato calcio.