Derby Bari-Foggia, only the brave

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera del tifoso Michele Schiavone.

Il tempo è scaduto, eccoci arrivati al momento del derby più atteso: dalle parole si passa ai fatti. È il giorno di Bari-Foggia. Un giorno qualsiasi per molti, in cui ognuno trascorrerà la giornata secondo i consueti canoni. Per molti, ma non per tutti. C’è un popolo – quello rossonero – che alle 17:45 lascerà tutto, interromperà ogni azione che stava compiendo, importante o meno che fosse, per un appuntamento, o meglio “l’appuntamento”, il derby di Puglia fra Bari e Foggia.


Da sempre per il tifoso foggiano questa è la partita, che va al di là dell’aspetto calcistico, nasconde motivi economici, politici, sociali. Il destino quest’anno ha voluto che questi magnifici ragazzi gettassero il cuore oltre l’ostacolo, andando a conquistare una magnifica salvezza e regalando addirittura il sogno playoff oltre ogni più rosea aspettariva e non solo. A Catania sembrava solo una formalità per gli etnei agguantare almeno un pari per passare il turno, invece… Contro ogni pronostico ecco il risultato che non ti aspetti al termine di una partita che non ti aspetti – maiuscola – da parte di tutti gli uomini (ma sarebbe meglio dire dei ragazzi, vista la loro età media) di Marchionni.
Non c’è tempo peró per gioire. Il prossimo scoglio per il nostro cammino nel torneo che regala la promozione in cadetteria sono addirittura i “cugini” biancorossi. Gara secca, un solo risultato a disposizione per noi in terra straniera. Dentro o fuori, con i “galletti” avvantaggiati dal fattore campo e dalla classifica, per la quale a loro basterà non perdere per proseguire il cammino.


Sembra tutto già scritto, ma il Foggia nella sua centenaria storia è stato capace più volte di scrivere pagine indelebili, quelle da narrare ai nipoti, perché chi indossa quella maglia a volte quintuplica le forze perché sente la spinta di un intero popolo alle spalle, e mai come questa volta “quel popolo” li spingerà per continuare a sognare.
Gli inglesi dicono “only the brave”, e allora andiamo a vincere!

di Michele Schiavone

(Ph di Mario Marino)