Ciao Franco Battiato

Non sono un critico musicale e le mie competenze in materia si limitano a quelle del semplice fruitore di canzoni, ma la musica di Franco Battiato è stata una delle colonne sonore della mia adolescenza e la notizia della sua scomparsa, mi suscita emozione.

Avevo vent’anni, erano i primi anni 80, quando le note de ”L’era del cinghiale bianco” (1979  EMI) risuonavano nelle radio e sulle musicassette che registravamo con i brani da ballare nelle feste di compleanno che organizzavamo rigorosamente in casa. Era un personaggio strano questo Battiato, magro, alto con un grosso naso aquilino che accompagnava la sua musica dai richiami mediorientali con movimenti asincroni, quasi goffi ma che ne aumentavano il fascino esotico.

Il lungo incipit del violino ci trasportava in atmosfere lontane e in Paesi che non conoscevamo, e le parole ci raccontavano di 

…alberghi a Tunisi

Per le vacanze estive…

di

…. Profumi indescrivibili
Nell’aria della sera”
di
“Studenti di Damasco
Vestiti tutti uguali

e nel ritornello invocavamo a gran voce, in coro, il ritorno dell’era del cinghiale bianco che non sapevamo cosa fosse o significasse, ma era bello cantarlo.

Poi, due anni dopo, arrivò il Cuccurucucù Paloma a risuonare nelle discoteche estive e in quello che apparentemente sembrava un brano semplice (oggi diremmo leggero, anzi leggerissimo), improvvisamente veniva evocata

“… l’ira funesta dei profughi afghani” e “…Le gesta erotiche di squaw “pelle di luna“. Il brano poi mixava, come in una playlist di un tempo andato, canzoni evidentemente importanti per Battiato come Lady Madonna (1968), With a little help from my friends (1967) dei Beatles, Ruby Tuesday (1967) dei Rolling Stones, Let’s twist again di Chubby Checker (1961), concludendosi con l’omaggio a Bob Dylan attraverso Like just a Woman (1966) e Like a Rolling Stone (1965), di cui viene citato anche l’inizio (Once upon the time you dressed so fine).

Che album quel “La voce del Padrone” (EMI 1981)!

Oltre alla citata Cucurucucù conteneva altri brani diventati presto delle hits come “Bandiera Bianca” che tutti ballavamo cadenzando, nel ritornello, il passo militare, “Summer on a solitary beach” dove nel caldo tropicale del pomeriggio trascorso su una spiaggia solitaria

un grido  copriva le distanze…
Mare mare mare voglio annegare
portami lontano a naufragare”

e tutti sognavamo di andare
via via via da queste sponde
portami lontano sulle onde

o la celeberrima “Centro di gravità permanete” dove ci trovavamo a viaggiare con Battiato, alla ricerca del nostro equilibrio interiore, insieme a personaggi esotici per le vie di Pechino e a
Gesuiti euclidei
vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori
della dinastia dei Ming.

La discografia di Battiato è sterminata e talmente ricca di brani che si sono radicati nel vissuto delle nostre vite, che ricordarli tutti sarebbe impossibile.

Non posso però non invitarvi all’ascolto di un brano che penso, da solo, racconti la grandezza e la delicatezza di questo artista. Il brano è la “La Cura” e riporto in basso il link per ascoltarlo nella nella versione live eseguita con la Tuscany Symphony Orchestra in una emozionante esibizione tenutosi il 26 gennaio 2016.

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Grazie Maestro per averci ricordato che ognuno di noi è

…un essere speciale
Ed io, avrò cura di te