Con le attività di ristorazione ancora chiuse e la Puglia in zona arancione arriva il grido d’allarme di Coldiretti che torna sul problema riaperture e traccia un quadro preoccupante, non solo sulle ricadute economiche di bar, ristoranti ed agriturismi, ma anche sull’agognato desiderio dei pugliesi di tornare alla normalità.
“Dopo tanti mesi di lockdown, che hanno già pesantemente tagliato i redditi degli operatori e privato i pugliesi di socialità, la riapertura delle attività è una priorità per il 70% degli cittadini pugliesi”, spiega Savino Muraglia di Coldiretti Puglia, “c’è un 30% dei cittadini che ritiene importante la ripresa delle attività all’aperto, spettacoli, concerti e ritorno alla attività sportiva in palestra”
Dei 13 milioni di residenti in zone a rischio, il 31% è pugliese: è quanto emerge dall’analisi della Coldiretti, in occasione dell’entrata in vigore della nuova mappa dei colori che ha confermato la Puglia, ancora una volta, tra le regioni ad alto rischio contagi, costretta ad affrontare le dure restrizioni per effetto del Covid.
“Nell’attività di ristorazione” denuncia Coldiretti Puglia “sono coinvolti circa 22mila tra bar, ristoranti e agriturismi, ma le difficoltà si trasferiscono a cascata sulle oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione lungo la filiera impegnate a garantire le forniture alimentari”.
In Puglia si produce un PIL del valore di 69 miliardi di euro con importanti segmenti economici che fanno da volano ad occupazione ed investimenti, dall’industria al commercio fino all’agricoltura e che in queste aree rappresentano una realtà strategica del sistema produttivo. Sono quasi 22mila i ristoranti, i bar, le mense, le pizzerie e gli agriturismi pugliesi con un fatturato annuale di oltre 5 miliardi di euro che ora è praticamente azzerato.
“Questi pesanti effetti si trasferiscono direttamente sulla filiera dell’agroalimentare, a causa del taglio delle forniture, colpendo le aziende agricole ed alimentari per le quali”, chiude Coldiretti “è necessario provvedere quanto prima ad adeguati ristori”.