La crisi dei consumi innescata dalla pandemia: come fronteggiarla

La Pandemia colpisce duro l’economia del nostro Paese. 

I dati Istat relativi al febbraio 2021 certificano che gli occupati erano 22.197.000, ovvero 945.000 in meno rispetto a febbraio 2020, un milione di posti di lavoro andati in fumo. «Le ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione , registrate dall’inizio dell’emergenza sanitaria fino a gennaio 2021 – spiega l’istituto di statistica – hanno determinato un crollo dell’occupazione del 4,1%. La diminuzione coinvolge uomini e donne, dipendenti (-590mila) e autonomi (-355mila) e tutte le classi di età. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 2,2 punti percentuali toccando il 56,5%, in Europa peggio di noi ha fatto solo la Grecia.  

Tra i tanti dati economici preceduti dal segno meno, uno è invece in controtendenza ed è quello relativo al risparmio delle famiglie italiane.

Un recente studio condotto dal CSEF, Centro per gli Studi in Economia e Finanza – Dipartimento di Economia, Università Federico II di Napoli, in collaborazione con l’Università di Salerno, l’Università Bocconi di Milano e con l’istituto Doxa, a firma di Giovanni Immordino,Tullio Jappelli, Tommaso Oliviero e Alberto Zazzaro, ha evidenziato come a fronte di una riduzione dei consumi, i risparmi accantonati dalle famiglie italiane siano aumentati durante la pandemia. Secondo l’Eurostat, nel nostro paese, per una riduzione dei redditi delle famiglie del 5,6% nel secondo trimestre del 2020, i consumi sono diminuiti dell’11,4% e i risparmi sono aumentati del 18,6 %

Ho chiesto al dott. Oliviero, Ricercatore di economia politica presso il Dipartimento di Scienze economiche e politiche della Federico II di Napoli e coautore dello studio di spiegarci alcuni dei risultati della ricerca effettuata.

“Come in tutte le crisi economiche, anche nel 2020 i consumi e i redditi delle famiglie italiane sono crollati drasticamente. Durante i periodi di crisi, però, il calo dei redditi è generalmente maggiore rispetto al calo dei consumi, perché questi ultimi sono sostenuti da una riduzione dei risparmi.

La particolarità della crisi economica innescata dal Covid-19 è che le famiglie hanno risposto alla crisi riducendo i consumi più di quanto sia giustificato dalla diminuzione dei redditi, registrando quindi un significativo aumento dei risparmi. Il dato italiano è in linea con quanto accaduto negli altri paesi dell’Unione europea ed anche negli Stati Uniti” ha esordito il dott. Oliviero

Da cosa è stato determinato questo aumento del risparmio?

“Uno dei motivi nuovi e non riscontrati in altre crisi è la paura di contrarre il virus durante le attività legate ai consumi (shopping, viaggi o cene al ristorante). Precisamente, gli intervistati che dichiarano di avere un forte timore di contagiarsi durante le attività di spesa e consumo sono anche coloro che con maggiore frequenza dichiarano di aver ridotto i propri consumi da quando è scoppiata la pandemia (sia di beni durevoli, sia di beni non durevoli) e, allo stesso tempo, di aver aumentato i propri risparmi.

La paura di contagiarsi durante le attività di spesa – che appare più elevata per le donne, le coppie sposate e le famiglie numerose – identifica la peculiarità di questa crisi e rappresenta un freno ai consumi anche per le famiglie ad alto reddito e per quelle che non hanno sperimentato significative riduzioni dei propri introiti.

In termini percentuali quante sono le famiglie che in periodo di pandemia hanno visto aumentare il proprio risparmio e quante invece hanno avuto difficoltà economiche?

“Lo studio ha evidenziato che l’incremento dei risparmi ha riguardato il 31,6% delle famiglie. Il calo dei consumi non durevoli (alimentari, abbigliamento, beni di prima necessità, ndr)  il 38,4%, mentre per i durevoli (autovetture, elettrodomestici, high technology,etc., ndr) il calo è stato ancora più significativo attestandosi al 43,4%.”

Sono emerse differenze significative nell’approccio al consumo/risparmio condizionato dal covid tra Nord, Centro e Sud Italia?

“Il calo dei consumi non durevoli è stato più forte nelle regioni del Centro Italia, rispetto al Sud ed al Nord, mentre il calo dei consumi durevoli è stato più pronunciato al Sud. L’incremento di risparmio + 18,6% a livello nazionale, si è registrato maggiormente al Sud rispetto alle altre macroregioni d’Italia.”

Chi ha pagato maggiormente il costo economico della pandemia?

“La crisi ha generato forti differenze di ricchezza tra chi ha avuto drastici cali di reddito e chi invece non ne ha avuti. Alcune famiglie, sebbene non siano state colpite dal punto di vista finanziario, hanno ridotto i consumi e di conseguenza hanno visto aumentata la ricchezza, altri lavoratori hanno registrato significativi cali di reddito per un periodo molto più lungo di quanto inizialmente immaginato e quindi si sono impoveriti”.

Alla luce di questi dati quali azioni economiche potrebbero  essere messe in campo?

“Oltre al successo della campagna vaccinale, è necessario un cambiamento della politica economica in favore delle famiglie. Le misure di sostegno dirette ai redditi e ai consumi dovrebbero essere fortemente selettive e differenziarsi in base agli obiettivi. Il governo dovrebbe, da un lato, garantire i ristori alle famiglie colpite dalla crisi e con una ricchezza finanziaria bassa o negativa. D’altro canto, dovrebbe essere disegnata una seconda tipologia di interventi, che disincentivi l’accumulo del risparmio in forma puramente monetaria, per esempio attraverso depositi bancari, e ne favorisca l’afflusso all’economia reale. Il nuovo risparmio forzato dalla pandemia e dalla paura del contagio rappresenta infatti una ricchezza che può e deve essere indirizzata verso la spesa e gli investimenti produttivi insieme ai trasferimenti pubblici provenienti dall’Ue (Next Generation)”.

Nel concreto, dott. Oliviero, quali interventi immediati dovrebbero essere avviati dal Governo Draghi?

“Come ho detto ci sono due tipi di azioni. Uno è mirato alle famiglie in effettiva difficoltà economica: bonus spesa per famiglie con isee bassi ad esempio. Il secondo è mirato a “sbloccare” i risparmi liquidi di chi ha accumulato ricchezza attraverso depositi bancari ad esempio: sgravi fiscali per investimenti green, green bonds, sono strumenti che si stanno rivelando efficaci ma vanno rafforzati. Policy inefficaci per rilanciare i consumi o addirittura regressive in termini di redistribuzione possono essere il cash back nella forma attuale o il bonus 110%”.

L’Ocse ha recentemente lanciato all’Italia un grido di allarme: “La crisi rischia di allargare le diseguaglianze”, cosa ne pensa dott. Oliviero?.

“Sono infatti due le sfide di politica economica che ci attendono, il rilancio dei consumi, a cui si somma la sfida della redistribuzione della ricchezza tra le famiglie italiane. L’azione di politica economica, a partire dai prossimi mesi, non potrà non tenerne conto”.