Male ma non malissimo. Il Calcio Foggia 1920 è finalmente tornato a giocare e lo ha fatto con le migliori intenzioni. È sceso in campo nella giornata di ieri, per il recupero del 33esimo turno di campionato, contro il Palermo. Il risultato però parla chiaro: 1-0 per i padroni di casa. Una sconfitta pesante, ma non per questo disastrosa. I rossoneri sono arrivati a questa gara, dopo un periodo di inattività di ben 24 giorni. Un lasso di tempo incredibilmente lungo e non privo di complicazioni. Il ché ha accumulato dubbi e preoccupazioni nella lunga vigilia che ha portato al match del “Barbera”. I ragazzi di Marchionni sono scesi in campo con l’atteggiamento giusto. Sintomo di una squadra ormai ben definita nel carattere e nelle idee. Peculiarità che appartengono al gruppo rossonero e che non hanno spiazzato i padroni di casa. Il Palermo infatti è partito sin dal primo minuto, con grinta e determinazione. L’azione personale di Floriano al 23esimo secondo, conclusasi con un tiro insidioso alla sinistra di Fumagalli, rappresenta in toto quella che sarebbe stata la partita dei rosanero. Del resto, la batosta di Monopoli è ancora vivida nei pensieri di Giacomo Filippi ed un’altra caduta avrebbe potuto causare danni irreversibili. Ma il Foggia non si è dimostrato vittima sacrificale. Nel primo tempo le occasioni non sono mancate ed in particolare quelle di Alessio Curcio. Il capocannoniere beneventano, ha impegnato Pelagotti in diverse situazioni, negandogli così un gol più che meritato. La prestazione del 10 rossonero è l’emblema di quello che il Foggia sta cercando di recuperare: l’incisività. In questo, il lungo stop forzato, ha avuto un ruolo decisivo. Per quanto una squadra si possa allenare, il lavoro costante sul campo, rimane un fattore determinante. Una possibilità che i rossoneri non hanno avuto e a pagarne le spese è stata la variabile che ha deciso la partita: il ritmo. Per l’intero primo tempo, il Foggia ha dovuto controllare il forcing offensivo del Palermo. Le scorribande di Floriano e Vitale sono state le esternazioni massime, dell’intera squadra di Filippi. Corsa, fisicità, determinazione e gol: peculiarità che hanno indirizzato la partita verso i padroni di casa. Il Foggia, dal canto suo, ha dato tutto sé stesso. Dopo un primo tempo sostanzialmente equilibrato ed un pareggio forse anche stretto per i rossoneri, nel secondo sono emerse le inevitabili difficoltà. Nonostante un equilibrio tattico costante per tutta la partita, i satanelli hanno incominciato a mostrare le prime crepe strutturali. Una conseguenza più che logica, figlia di uno stato fisico portato quasi allo stremo. Emblematico è il contropiede del Foggia al 56’. Azione quasi spenta, sovraccaricata di fatica e scarsa lucidità. Il ché ha permesso al Palermo di recuperare palla e lanciarsi a rete con la conclusione violenta di Floriano: gol evitato solo dalla chiusura insperata della difesa.
Nell’ultima mezz’ora sono emerse le qualità caratteriali del Foggia. La sua capacità di sacrificarsi e l’inequivocabile solidità tattica e qualitativa, hanno permesso ai rossoneri di reggere per quasi 90’. Rocca ha dimostrato ancora una volta, la sua reale incidenza in questo gruppo. Da lui sono passati i palloni più velenosi ed anche occasioni da gol: suo il tiro insidioso al 49’. Al 66’ è stato protagonista di un’ottima giocata a centrocampo, che gli ha permesso di saltare la linea di pressing avversaria e lanciare d’esterno Dell’Agnello. Il quale però, non è riuscito a superare il blocco difensivo rosanero. Il gol di Valente all’81’, ha tagliato le gambe dei rossoneri. Il vantaggio è arrivato forse, sull’unica disattenzione difensiva. Un errore dettato da una partita sfibrante, ma che ha premiato il costante pressing dei padroni di casa.
La gara di Palermo, ha fornito delle prime risposte. Non solo ai tifosi, ma soprattutto allo stesso Marchionni. Il Foggia c’è ed è vivo. Le occasioni mancate sono motivo di rabbia, ma anche di soddisfazione. I giocatori hanno dato una risposta fisica e soprattutto mentale, ai dubbi scaturiti in questo lungo stop. Buone notizie sono arrivate anche dallo stesso Said. Il giovane centrocampista ha giocato una buona ora di gioco: sprazzi di qualità che potranno essere utili in questo rush finale. Ciò nonostante, la sfida del “Barbera” ha mostrato un Foggia a due facce: quello del primo e del secondo tempo. Una conseguenza inevitabile, sulla quale Marchionni, dovrà lavorare duramente. Anche perché il tempo è poco e le gare sono tante: il 18 aprile arriva la Paganese. Lo scotto del rientro in campo era preventivabile, ma ora bisogna cercare di superare i limiti del momento o almeno rimandarli al termine del campionato. Il vero volto di questo Foggia, non è certamente quello visto, al fischio finale di Palermo.
Ph Mario Marino