Focolai negli istituti penitenziari sempre più estesi.
Con l’aumentare dei casi di contagio in Italia e nel mondo torna in primo piano prepotentemente l’emergenza carceri in Italia.
È di poche ore fa la notizia diffusa dal SPP, il Sindacato di Polizia Penitenziaria con la quale si annuncia la forte preoccupazione per l’aumento esponenziale dei contagi nelle carceri italiane. Una condizione che nasce dallo stato di emergenza e di sovraffollamento in cui versano gli istituti penitenziari italiani.
A Foggia la casa circondariale, che già soffre di carenza di personale e della quasi totale assenza di attività di reinserimento e di formazione per i carcerati, annovera al suo interno oltre 650 detenuti, a fronte di 375 unità di capienza. Una situazione disumana, resa ancor più angosciosa dalla ridotta presenza di educatori (se ne contano solo 4 e 2 di loro lavorano part time).
Una emergenza sottovalutata ed al collasso che in Italia – solo un anno fa – ha portato ad una incontrollata rivolta in 70 carceri italiane: il 9 marzo del 2020 a Foggia furono 73 i detenuti a scappare dal penitenziario di Villaggio Artigiani, mettendo a ferro e fuoco la città.
Una pagina di cronaca surreale immortalata da video ed immagini di tutte le testate internazionali. Un evento apocalittico che accese l’attenzione sulla emergenza delle carceri italiane ma che fu presto dimenticata.
Oggi, con la pandemia in atto, arriva ancora una volta il grido d’allarme dalle carceri italiane e porta la firma di Aldo Di Giacomo, Segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria, che parla di aumento costante di positivi al Covid nell’ultimo periodo.
Situazioni al limite che mettono al primo posto della graduatoria in Italia per numero di contagi l’Emilia Romagna, quasi 200 detenuti positivi, a fronte di 160 di due giorni fa. Segue Catanzaro con Padova ed Asti.
A Foggia sono invece i poliziotti penitenziari ad aver subito il numero maggiore di contagi rispetto al resto dell’Italia (30 contagi), seguita da Secondigliano, Reggio Emilia e Lecce. Il numero degli istituti con i focolai più estesi è cresciuto in maniera esponenziale.
“Il piano vaccinale continua con difficoltà”, fanno sapere dal Sindacato di Polizia Penitenziaria, “soprattutto tra i detenuti”.
I vaccinati sono solo 6356 a fronte dei 54mila, mentre i poliziotti penitenziari avviati alla prima somministrazione del vaccino sono 15155.
“Siamo molto preoccupati perchè se il virus dovesse accelerare, troverebbe la quasi totalità dei detenuti a rischio”. Il sindacato fa il suo appello al Ministero della Salute e della Giustizia perché si velocizzi la somministrazione del vaccino, in attesa che venga presa in esame e risolta il grande tema che è cuore della protesta: il sovraffollamento delle carceri.
Una emergenza che arriva da lontano e che non può essere ancora trascurata, un problema che necessita di maggiore ascolto, di un tavolo di confronto e delle necessarie attenzioni del governo.
Per risolvere un malessere profondo, salvaguardare la dignità umana di chi abita le carceri e garantire l’assistenza sanitaria, rimettendo al centro del dibattito i diritti della persona.
Perché questi numeri di certo non lo consentono.