8 Marzo: storie di perseveranza e volontà, coraggio e dignità.

Siate sempre vigili sentinelle dei vostri diritti…

Il binomio donne – calcio nell’era contemporanea non rappresenta più una novità, gli ambienti sportivi di oggi sono gremiti di figure femminili che sanno fare la differenza, apportando all’universo calcistico, e sportivo in genere, qualità, competenze, nuove sensibilità e punti d’osservazione alla disciplina pallonara.

Essere donna oggi nel mondo del calcio non rappresenta più un “minus” ma è valore aggiunto, a patto che ci si appropri un ruolo, lontano dalle nauseabonde immagini plastiche di qualche decennio fa che vedevano pupattole ammiccanti sorridere da uno sgabello ai compiacenti conduttori.

E così capita sempre più spesso di vedere le “tribune del calcio” affollarsi di donne, quali appassionate fruitrici, spigliate croniste o rigorose dirigenti affollare il mondo del pallone.

Nella lunga riflessione al femminile, se si parla di donne con la D maiuscola, annoveriamo anche quelle che rivestono cariche di pregio e responsabilità nelle società sportive. Donne al comando, coraggiose pioniere di ambiziosi progetti imprenditoriali. Nel 2012 fu Valentina Maio a far parlare di sé quando, nella carica di giovane presidente del Virtus Francavilla, realizzò il sogno della piazza abruzzese, trainando il club in serie B.  Accade anche a Foggia, e nel campionato di serie C, girone meridionale, dove da poco meno di una settimana è la coriacea imprenditrice Maria Assunta Pintus ad essere al timone della società calcistica, donna spontanea ed elegante, che appena ieri ha condiviso con la squadra dagli spalti della trasferta tirrenica di Torre del Greco, l’entusiasmo della piazza, tornata alla vittoria dopo un mese esatto con un meritato 3 a 1.

Maria Assunta Pintus – Presidente Calcio Foggia 1920

Il sogno pallonaro di casa Foggia è il sogno di tutti e trascina con sé il desiderio di rinascita, il riscatto sociale e la voglia di avanzare nelle classifiche che contano, affermando insieme allo sport anche le potenzialità di un territorio inespresso e troppo spesso penalizzato dalle diffuse emergenze economiche.

Donne, dunque, esempio di perseveranza e volontà che, come in questo caso, ci rendono fiere di loro.

L’epoca dello stagnante pregiudizio e degli stereotipi “più bella che intelligente” non è ancora superata, sia chiaro, ma il lavoro di emancipazione delle donne e per le donne che iniziò nel ‘68 ci ha lanciato verso una dimensione più democratica della quale bisogna restare vigili sentinelle. Traguardi importanti che ci ricordano il coraggio delle donne che hanno lottato per la nostra libertà, per il divorzio, per l’eliminazione del reato d’adulterio e per ottenere il riconoscimento dello stupro come delitto contro la persona e non contro la morale.

Storie di donne e di riscatto sociale che restano monito di forza e lungimiranza, figlie di un paese conservatore e bigotto, che hanno avuto la forza e la volontà di battersi in nome di un’idea, di un diritto negato, riappropriandosene.

E nella ricorrenza in cui si celebra la giornata delle conquiste sociali delle donne e la lotta a discriminazioni e violenze dedichiamo un pensiero a chi della nostra categoria ci rende fiere di essere donne.

L’otto di marzo sia dunque momento prezioso di riflessione per ricordare le conquiste sociali e l’affermazione dell’identità delle donne e della loro inviolabile libertà, nei secoli prevaricata e che oggi abbiamo il dovere di rispettare, proteggere, difendere.

E sono tante le storie di donne coraggiose in Capitanata e nel mondo che hanno saputo lottare per riscattare i propri diritti. Quelle delle lotte femministe erano cariche di coscienza civile e sociale e sono state in grado di farsi carico di un impegno, vincendo la battaglia più difficile nella storia del mondo: quella culturale.

Tra le donne che amiamo ricordare oggi c’è sicuramente Maria Grazia Cutuli, giovane giornalista italiana uccisa in Afghanistan nel 2001, ma anche Carmela Morlino vittima di femminicidio nel 2015, a cui è intitolato il centro antiviolenza di Foggia. E ancora Alda Merini, ultima sublime poetessa del novecento che urlava l’amore ed il dolore degli esclusi. E la foggiana Daniela Marcone che, da diversi anni, è in prima linea con l’associazione “Libera” nella lotta alla criminalità.

A tutte queste donne dalla grande dignità che continuano ad affermare la propria identità ogni giorno, mostrando coraggio e volontà di fronte ad ogni forma di prevaricazione, ma anche a coloro che vivono nell’ombra e che non possono avere voce nel portare avanti le proprie battaglie quotidiane, dedichiamo il nostro augurio.

Lo facciamo con una mimosa, il fiore simbolo di questa festa…

Buon 8 marzo!

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